sabato 30 dicembre 2006

Il gatto di Voltaire

Allungò una mano ad accarezzare lentamente il suo pelo lucente, temendo di svegliarlo ma non riuscendosi a trattenere. Lo desiderava, desiderava davvero sfiorarlo, anche se sapeva che il suo tocco sarebbe stato doloroso, lo era sempre stato ed anche questa volta non ci sarebbero state eccezioni. Per un attimo pensò di rinunciarvi, ma già le sue dita si protendevano verso la sua schiena che si sollevava ritmicamente per il respiro. Immaginava le sensazioni che avrebbe provato, si sentiva tesa e pronta a ritirare rapidamente le dita, mentre le avvicinava cautamente a lui, e per un attimo si illuse che ciò che stava facendo non avrebbe avuto alcuna conseguenza, e per un attimo finse che i suoi occhi non si stessero riempiendo di lacrime.

mercoledì 27 dicembre 2006

Alla fine

Preparai, per l'ennesima volta, le valigie. Ero stanca, ero davvero stanca e sapevo che avrei dovuto smettere con quella vita strana e sconclusionata, ma l'alternativa, quello verso cui il mondo intero sembrava spingermi, mi appariva assolutamente insensata. Sbadigliai lenta, stiracchiandomi un po'. Era davvero questa la vita che sognavo da bambina? Non importava, non ricordavo quali fossero stati i miei sogni, tutto ciò che volevo, al momento, era chiudere gli occhi e dormire, ed invece preparavo una stupida valigia per un viaggio che non avrei mai vissuto.

sabato 23 dicembre 2006

New day

Ero stanca e frastornata da una giornata ventosa e fredda e tersa, un Campari e null'altro nello stomaco e una pipì impellente, e tu mi parlavi fitto fissandomi le labbra, cosa che mi inquieta sempre poiché sono portata ad individuarla come segnale di un'attrazione malcelata, e credo di aver anche barcollato un po' quando noncurante mi hai sfiorato il braccio, ma davvero non sono riuscita a fantasticare nemmeno un momento sui tuoi occhi di velluto nero: e me ne sono preoccupata. Ho cercato di addurre come scusa la giornata ricca di eventi, ma tu eri davanti a me, suadente, ed io avrei voluto essere attratta da te, sarebbe stato liberatorio riempire la mia testolina vuota con un'ennesima stupida fantasia inconsistente ed improduttiva. Nulla. Poi tornai a casa e quasi non avevo fame, e così pensai che forse quello sarebbe stato davvero il primo giorno della mia nuova vita. Non fosse stato per il Campari.

venerdì 22 dicembre 2006

A chi si è perso e a chi si ritroverà



Cosa mi mancava? Mi mancava il sole sulla pelle in quel pomeriggio di fine anno, mi mancava qualcuno con cui parlare e che mi ascoltasse davvero, mi mancava un pizzico di originalità, per non continuare, banalmente, a pensare sempre queste cose. Mi mancava il Nilo, e la luce e le invocazioni di un muezzin lontano, mi mancava il tuo sguardo ed il tuo sorriso e la speranza, mi mancava soprattutto la speranza che ti avrei ritrovato in un altro sguardo, in un altro sorriso. Continuavo a pensare che se fossi stata diversa non ti avrei perduto, se avessi avuto coraggio non avrei perduto i tuoi occhi e le tue carezze, poi mi voltai e davvero c'era qualcun altro, c'erano altri sorrisi, c'erano altre mani pronte ad afferrarmi.

sabato 16 dicembre 2006

Lady Vengeance

La colonna sonora risuona riempiendo le stanze vuote di un inutile sabato pomeriggio, ed io cerco qualche nuova illusione per smettere di pensare ad un tempo che passa lento e nebbioso, mentre osservo i minuti scorrere ed una implacabile malinconia si avvinghia al mio cuore con gli ultimi raggi di un sole stentato che lambiscono un tetto di nuvole e freddo. Ed intanto Lady Vengeance risuona, un violino sfiora note sublimi ed oziosamente mi domando per l'ennesima volta chi sarà mai, e scaccio pensieri rancorosi, ed un timido sorriso mi sfiora aspettando la decisione di allontanarmi da questa trappola per sfogliare pagine di un libro non ancora scritto.

mercoledì 13 dicembre 2006

Dormire

Io so che cosa avrei fatto, ci fosse stato il sole ed il rumore del vento che freme fra le foglie ed i rami di un'acacia spinosa. Avrei chiuso semplicemente gli occhi e mi sarei addormentata, incurante dei pericoli e dell'arsura, del sole troppo forte e degli insetti fastidiosi. Avrei dormito ore ed ore, persa in quello spazio sconosciuto ed ostile, ma tu mi strattonasti indicandomi l'orizzonte, impedendomi di abbandonare ogni difesa, ed io, per stanchezza, più che per convinzione, mi lasciai trasportare dalle tue parole in un mondo senza sonno e senza sogni, ed ora rimpiango la mia fantasia rimasta impigliata nella trappola della tua realtà.

domenica 10 dicembre 2006

Spazio


Se solo avessi saputo far cantare la mia anima come tu mi avevi chiesto, le note avrebbero portato il ricordo della polvere che avevo calpestato e la luce che il mio sguardo aveva catturato nei lunghi giorni di sete e sogni, ed il mio canto ti avrebbe catturato mentre la mia anima splendente e misteriosa si sarebbe svelata lentamente a te, e gli spazi che ci tenevano distanti non sarebbero più esistiti e tutto, tutto sarebbe stato finalmente solo amore, me io ero troppo silenziosa e tu troppo assente, ed inutilmente provai per un istante, per un istante solo ad urlare per riuscire a far uscire la mia voce, ma tutto ciò che rimase era il limpido spazio tra noi, e forse bastava il cielo a riempirlo.

venerdì 8 dicembre 2006

Sprangato

Voleva davvero conoscere ogni piega della mia pelle, ogni neo, ogni cellula del mio essere assolutamente inutile; mi tempestava di domande sul mio passato, sulle mie sensazioni ed io non riuscivo a capire se fosse gelosia o solo una folle perversione che mi legava a lui. Non impediva le mie azioni, non urlava se ero uscita con un altro uomo, anzi, si crogiolava nei miei racconti domandandomi particolari intimi, ed io ne uscivo sempre un po' troppo svuotata, come se con le parole gli regalassi anche la mia vita, e a me ne rimanesse qualcosa in meno. Non esistevano misteri, nessun segreto, eppure tutto della sua vita mi era oscuro, come una casa sprangata le cui stanze fossero ricolme di vite altrui, ed io fossi solo una di quelle stanze, fossi solo un modo per riempire un vuoto doloroso della sua paura di esistere.

lunedì 4 dicembre 2006

Ennui

Uno strano languore di palpebre pesanti e desiderio di coltri spesse ad allontanare il freddo di un inverno che avanzava. Strusciavo la mia nuca sulla tua mano abbandonata inerte ed immobile, e desideravo solo addormentarmi per dimenticare la noia di una sera come tante, troppa tensione nell'aria (c'era sempre troppa tensione), decisioni rimandate all'infinito ed un leggero eccesso di alcool e zucchero nelle vene, che ci rendeva consci del nostro corpo stanco e vivo, e parole non dette, sussurri bisbigliati ed il tuo cinismo ormai inutile, mentre lei giocava con un altro e tu non riuscivi nemmeno più ad ingelosirti, non riuscivi nemmeno più a credere che lei sarebbe andata via e non l'avresti rimpianta.

mercoledì 29 novembre 2006

Spezie

Mescolo lentamente gli ingredienti per una cena che vorrei indimenticabile, mentre fuori scende una nebbia densa di un autunno triste e squattrinato; ed all'improvviso un profumo lontano mi riporta in una via polverosa di terra e spezie, una sensazione di estranea appartenenza ad un mondo che ora mi sembra solo immaginato e che invece vissi, in un tempo quasi remoto della mia anima, ed assaggio ancora una volta il sapore di un vicolo quasi buio, dove mi stringesti a te per non lasciarmi più, anche se ora non ricordo nemmeno il tuo nome.

sabato 25 novembre 2006

A C.V., scomparso tra fogli di carta e parole mai dette

La radio suonava vecchie canzoni lacrimose, e io non ero mai stata più sola. Pensavo che avrei dovuto cercarti, rintracciarti, ma la spirale in cui mi avresti fatto cadere mi impauriva a tal punto che desistetti, e forse eri già morto, sepolto senza nome in un cimitero lontano; così ti ricordai ancora una volta mentre Don Backy cantava:
Io son sicuro che/ per ogni goccia che cadrà un nuovo fiore nascerà/ e su quel fiore una farfalla volerà
io son sicuro che/ in questa grande immensità/ qualcuno pensa un poco a me,/ non mi scorderà.
Sì, io lo so, tutta la vita sempre solo non sarò,/ e un giorno lo saprò di essere un piccolo pensiero,/
qualcuno pensa un poco a me nell'immensità.
Sì, io lo so, tutta la vita sempre solo non sarò,/ e un giorno troverò un po' d'amore anche per me,/
per me che sono nullità nell'immensità.

venerdì 24 novembre 2006

Infatuazione (MM)

Francamente cominciò tutto in modo stupido, un paio di telefonate esclusivamente di lavoro, comunicazioni asettiche e frettolose, nemmeno una voce calda e roca su cui fantasticare, poi venni a sapere che lui era un tipo "particolare", ovviamente nessuna spiegazione su cosa consistesse la sua particolarità, ma tanto bastò ad accendere la curiosità nella mia testolina annoiata. Un altro paio di telefonate, sempre assolutamente asettiche, e cominciai ad immaginare una sordida storia di passione e sesso sfrenato, una trama che si svolgeva senza parole ma con molti respiri ed ansimi, e momenti di realtà rubati al tempo che scorreva lento e monotono in una stanza vuota. Nel frattempo mi domandavo cosa ci fosse di strano in me, o se tutti fossero così, sognatori di luce in un mondo di ombre.

domenica 19 novembre 2006

Una mattina qualunque

Io non ricordo esattamente quando scese il freddo tra noi, ricordo solo quella strana sensazione di estraneità che avvertii fisicamente quando la tua mano mi sfiorò e pensai, così, senza una precisa ragione: "E' finita".
Poi furono quei giorni di freddo e neve, e a poco a poco ci allontanammo, quasi senza accorgercene, ed una mattina qualunque mi svegliai, e tu non eri più lì. Mi stupii di come fosse stato facile, indolore: nessuna lacrima o recriminazione, nessun urlo o rancore. Semplicemente eri svanito, come un sogno che sbiadisce all'alba di una mattina qualunque.

giovedì 16 novembre 2006

Il bagno




Io lo so che mi stai immaginando avvolta in una nuvola di bolle, alcune candele accese intorno alla vasca ed un sottofondo lounge mentre ad occhi chiusi massaggio la mia pelle di latte e sole e sogni. Io so che mentre lo immagini, senti il tuo sesso muoversi un po', solo appena risvegliato dalle sensazioni che l'immaginazione provoca nella tua testa e te ne vergogni, e vorresti non pensare a me in questa vasca piena di schiuma e profumi dolci e speziati, e distogli la mente ma lo sai, lo sai che sto facendo il bagno, sola, adesso.

martedì 14 novembre 2006

Brit




Non so quando e perché capitolasti, ma partimmo per il British Museum in una fredda giornata di fine novembre, tu tremavi nervoso ed io ero a metà strada tra il divertito e l'annoiato e avrei davvero voluto provocarti, per vedere fino a quando avresti resistito, e la verità è che tu avresti resistito sempre e quella senza speranza ero io. Così mi limitai a stuzzicarti solo un po', senza esagerare e forse tu lo apprezzasti, o forse, per una volta, per una volta sola, mi avresti desiderata più insistente per avere la scusa e cedere, finalmente. Che strano, non lo avrei mai saputo, perché tu, al British, non mi hai mai voluta portare.

domenica 12 novembre 2006

Il lungo viaggio

Attraversare il deserto si rivelò stranamente più semplice di quanto ci fossimo aspettati. Le difficoltà invece furono conseguenza del vivere insieme quel lungo viaggio, i tuoi sbadigli e le mie ossessioni, ore a fissare il nulla pieni di domande senza risposte ed occhi pieni di sabbia, una strana arsura costante seccava le nostre parole e le tue mani erano sempre troppo distanti, sempre troppo nervose; io fantasticavo continuamente sulla vita che avrei voluto, dimenticandomi di vivere quella che c'era, e tu ti stancasti presto di rincorrere il mio sguardo che fuggiva al di là delle dune e delle rocce, e la notte osservavamo in silenzio il cielo luminoso di stelle e sogni, e davvero sentivamo la futilità della nostra esistenza e forse non eravamo abbastanza innamorati per sopravvivere al cosmo, così tu tornasti a quella che era la tua vita precedente ed io mi persi definitivamente nei miraggi del deserto.

mercoledì 8 novembre 2006

Serietà

Mi accorgo che con il passare del tempo non c'è più serietà nei miei pensieri che vagano cinici fra uno sbadiglio e l'assoluta certezza che tutto è stato già visto, vissuto, in qualche modo assimilato e non ne rimane che un'inutile involucro, un vuoto a rendere esistenziale. I miei gesti, le mie azioni, sono le azioni di un'intera umanità, le mie sensazioni, i miei desideri sono stati ormai vissuti da generazioni innumerevoli. L'originalità dell'atto, il genio, resta appannaggio degli smemorati, e davvero è l'azione nuova, di rottura, la firma che potrebbe farti svettare sul mondo per quanto? un'ora, un giorno, un secolo? mentre la vita, terrena, s'intende, è terminata, e davvero le azioni che sono sopravvissute ai propri autori hanno plasmato le vite future?
Ed è stato così importante, o le vite avrebbero semplicemente seguito nuove strade, nuovi percorsi spontaneamente, rivelando l'inutilità dell'azione, così, semplicemente?
Domande oziose in un pomeriggio svogliato, senza neanche un prete per chiacchierar...

mercoledì 1 novembre 2006

Chat-Vietato ai minori

Un pomeriggio noioso, a sfogliare pagine di internet svogliatamente, e poi arrivi tu, un messaggio anonimo e la domanda: "Fino a che punto ti sei spinta, in chat?", ed io non so cosa rispondere, sono in imbarazzo come se tu mi stessi sbirciando dalla finestra, e incominci a domandarmi come sono vestita, e cosa vorrei che le tue mani facessero e la VERITA', terribile e vergognosa, è che io mi eccito, e continuo nel tuo gioco perverso e non riesco a controllarmi, ma non so a chi dare la colpa, se al pomeriggio noioso od al gioco perverso, ma non c'è colpa, solo desiderio di corpi sconosciuti, e davvero vorrei non essere così fragile, vorrei non essere in balia di quest'eccitazione che non riesco a controllare.

martedì 31 ottobre 2006

Ricaduta

Lo so, dovrei essere ormai cosciente che il tuo cuore non palpita per me, ma ogni volta le tue parole scavano in profondità nella mia anima fragile, e ricomincio a sanguinare, una cicatrice troppo esposta alle intemperie dei sogni per rimarginarsi. Tu lo sai, e giochi con le mie debolezze, e chissà quanto riderai di questa storia banale, raccontata troppe volte, e mai senza un lieto fine. E all'improvviso rivivo nei ricordi che credevo, che speravo svaniti, le tue mani nervose sul volante ed i tuoi occhi, che scorgevo di sfuggita nello specchietto retrovisore, e mi si contorce il cuore e palpita e singhiozza, e mi domando (ancora!), come una stupida, cosa avrei dovuto dire, cosa avrei dovuto fare. Chi avrei dovuto fingere di essere. Poi gli occhi si riempiono di lacrime, ed una canzone triste nelle orecchie, e non resta che ricominciare a credere che tu non sia mai esistito.

domenica 29 ottobre 2006

Salvami

Lo so, dovrei essere forte e senza peccato e brillare come una stella nel cielo terso di un'estate ventosa. Invece sono qui, a dibattermi dubbiosa tra quel che fu e quel che avrei voluto, e non brillo, non brillo affatto. Mi domando ancora cosa avrei dovuto essere, ma è assurdo, non potei essere altro che me stessa, e, davvero, ne vado fiera, anche ora, anche adesso che annaspo in una realtà malevola ma tuttavia non così imprevedibile. E pregare un Santo per la salvezza mi pare una speranza ancora remota, eppure lo faccio, alzo gli occhi al cielo e chiedo, mi avevate detto di fare così. Finora non ho ottenuto risultati, eppure io sono sempre fiduciosa, sono sempre troppo fiduciosa. Salvami.

sabato 21 ottobre 2006

Perduto

Ti cercai fra la folla di un giorno di festa, sforzandomi di scordare il passato violento e crudele che ci aveva allontanati, e scorgevo il tuo profilo nei volti sfocati da un'inconsapevole miopia, ma non eri tu, non sei mai stato tu... Così, per l'ennesima volta, ti inventai nella mia mente, ovviamente diverso da come sei in realtà, e la mia fantasia ti trasformò nel principe di marzapane di una favola che a malapena ricordavo, favola che mi aveva sempre fatto credere nell'assoluta giustizia del cannibalismo: io, un uomo di marzapane, l'avrei mangiato in poco più di una settimana...
Ma era tutto un sogno, e la folla sudata e trepidante, in attesa di un santo prodigo di miracoli, mi strattonò fino a farmi capire che non c'eri, non c'eri mai stato, non ti eri perduto...

venerdì 20 ottobre 2006

Repubblica.it

Se potessi raccontarti la storia dell'umanità non partirei da Adamo ed Eva, e nemmeno da un organismo unicellulare, ma ti racconterei di quando siamo stati scagliati, ciechi e smemorati, in questa landa florida di un universo sconosciuto per ricordare l'amore che ci univa e che abbiamo finto di ignorare, e ti mostrerei le immagini che l'uomo si è inventato per trovare il senso alla confusione che aleggia nella sua mente, come dopo una sbronza colossale, quando sarebbe così semplice sdraiarsi sotto il sole di un cielo ottobrino ed annusare le foglie volteggiare nel primo vento fresco che annuncia la neve e sapere che non siamo mai arrivati, che non siamo mai andati via.
Il link apre la pagina dell'immagine digitale più grande del mondo

lunedì 9 ottobre 2006

Incubi

Non riusciva a capire se fosse a causa della gastrite dovuta alla tensione di un periodo merdoso, o davvero quei pupazzetti si muovessero, prendendo vita come una strana pianta di un film quasi horror del passato mai visto, ma rimase affascinata e disgustata ad osservarli per un istante di troppo, sentendoseli poi correre sulla pelle per interminabili momenti nel sonno disturbato di un lunedì mattina di lacrime e noia, e per una volta ringraziò quasi la sveglia e si domandò ancora quale mente perversa avesse avuto il coraggio di animare quegli orrendi pupazzetti.

sabato 7 ottobre 2006

Menzogna (Fuga dalla verità)


Ti nascondi dietro un cancello lasciato semichiuso sul mondo. Ti hanno mentito, non ti hanno detto che ciò che hai fatto avrebbe distrutto la vita in cui credevi, la realtà che avevi fino ad allora vissuto. Te ne sei andato, rintanato in un angolo sperduto di mondo, ma il cancello è rimasto semiaperto. Hai sbirciato una vecchia canzone degli anni ottanta, ed hai pianto intuendo che il mondo stava dimenticando il delitto che era stato capace di commettere.
Tu sei rimasto nascosto dietro quel cancello aperto, e io avrei invece preferito sentirti urlare tutta la verità che ci era stata tenuta nascosta.

sabato 23 settembre 2006

Lavoro


Si domandò se questa fosse la vita di cui tutti parlavano: alzarsi presto, chiudersi in un ufficio, uscire che è già sera, dormire...
E il cielo, e il mare, dove sono? Al di là di finestre chiuse, per quattro soldi che ti permettono a stento di sopravvivere...
Meglio la povertà all'aria aperta, allora: un tuffo tra i pesci di un sogno lontano e niente più della tua pelle addosso, e i raggi del sole che baciano violenti il mio volto sorridente e libero...

giovedì 7 settembre 2006

La torta

E' stata una dolce vendetta di mandorle e mele e burro, l'hai assaggiata e per un istante ti è balenata l'idea di aver commesso un errore, ma sai che è tardi per rimediare, ormai le nostre strade si sono divise e l'unico filo che ancora ci unisce è il dono di una torta divina, quasi angelica. Così, per la prima volta, mi mandi un messaggio quasi d'amore...

mercoledì 6 settembre 2006

Back to nowhere

Un'esplosione e poi più nulla. Tutto scomparso, sparito, svanito. Guardo sconsolata il vuoto che gli ultimi mesi hanno tracciato sul mio cammino e sorrido. Un nuovo inizio? No. Solo una fine, normale, forse quasi attesa, desiderata. Era diventato tutto così difficile, complicato, invivibile. Invivibile. Le aspettative che non sarei mai riuscita a soddisfare, i giudizi che si sarebbero sempre rivelati negativi. Basta. Tutto finito. Ora annuso l'aria e mi crogiolo agli ultimi raggi di sole di un settembre che è già inverno delle passioni.

giovedì 29 giugno 2006

Insoddisfazione

Sei come un bimbo goloso davanti all'ennesima vetrina di dolci. Perché? Perché non riesci ad accontentarti di ciò che hai, e ti dibatti stupidamente in cerca di un'avventura che distruggerà la meravigliosa storia d'amore che possiedi? Un capriccio, uno stupido capriccio, ecco cos'è. No, certo la tua idea di amore non ammette sacrifici, ma la vita, a volte, sì. Così una rinuncia banale, amorevole, diventa eterno rimpianto, e davvero sei disposto a pagare le conseguenze del tuo infantile egoismo, pur di poter dire: "L'ho avuta...". Ovviamente ora rimproveri il mio bieco moralismo ed ergi a tuo scudo i miei errori, mentre la donna che amavi viene scaricata dallo sciacquone della tua superficialità. Bene, odiami pure.

domenica 25 giugno 2006

Amore da call center


Telefoni ogni pomeriggio verso le sei. Ti immagino, in ufficio, a fare straordinari, mentre il capo è già uscito e tu bighelloni in cerca di una scusa per non rientrare troppo presto a casa, da una famiglia che ti sembra sempre più distante e che in fondo, lo sai, vivrebbe bene anche senza di te. Telefoni e aspetti che io, ansimando, ti regali un poco di passione, quella che anni di noia hanno sepolto nel buio delle tue mutande e di quello che una volta consideravi il tuo cuore. Ieri sera, però, mi hai domandato qualcosa di diverso. Io so cosa vuoi. Tutti lo vogliono, molti si illudono che questo succedaneo allontani ancora un po' il momento in cui dovranno fare i conti con la realtà. Tu vuoi amore. Non lo troverai qui. Qui troverai solo frasi di una sconosciuta, buffa e crudele imitazione mal riuscita di un'amore. Cerca altrove.

Incoscienza

Io non mi aspettavo, non sapevo, davvero, non sapevo che sarebbe stato così difficile. Forse ero incosciente, sicuramente sottovalutai le asprezze che mi avrebbero provata. Ogni giorno che passa le forze sembrano abbandonarmi, e mi sento mentalmente devastata, incapace di reagire, e sprofondo ad ogni passo in una melma avviluppante e paralizzante, costantemente conscia che nulla può ormai salvarmi dalla mia innata incapacità di vivere.

lunedì 12 giugno 2006

La rete

Tu ti senti in trappola, la rete delle convenzioni ti ha intrappolato in una vita che non vorresti tua, e quasi disprezzi la tua accondiscendenza nei confronti di una normale cittadina di provincia dove tutti sanno, e non esiste modo di nascondersi, non si può sfuggire allo sguardo indagatore delle persone che ti circondano, e quasi ti senti giudicato non solo per le tue azioni, ma addirittura per i tuoi pensieri che scivolano arguti sulla superficie altrui. Che assurdità! Tu splendi luminoso sulle nostre bassezze ed il tuo cuore è diamante puro e prezioso. Noi continuiamo invece a crogiolarci imperterriti nella rete di bassezze e pettegolezzi, ed in fondo sappiamo che la nostra vita non potrebbe essere diversa.

domenica 11 giugno 2006

Intransigenza

No, non ho guadato il Nilo con maschera e boccaglio e non ho sofferto della sindrome del Sahara, e francamente non credo neppure esista. Considero intollerabile la frase: "Noi non possiamo costruire le nostre chiese lì", non voglio più sprecare il mio prezioso tempo con persone che si trincerano dietro codesta affermazione a baluardo di una presunta superiorità culturale. Quindi continua a leggere la Fallaci e dimentica il mio numero di telefono, e se mai mi vedrai indossare uno chador, fingi pure di non conoscermi, non mi mancherai, come non mi mancano ora le tue meschine macchinazioni alla ricerca di una ragione che non hai, e ciò che consideri la mia intolleranza altro non è che il grido di libertà che mi squassa ancora il petto e che ti impedisce di forgiare la vita altrui a tua immagine. Grazie al cielo.

martedì 6 giugno 2006

L'agente segreto

Non so perché, ma credo tu sia un agente segreto, così, ogni volta che ti incontro, fantastico sulla vita straordinaria ed avventurosa che tu vivi e che mi è preclusa, poi mi immagino nel ruolo di tua assistente, occhialoni e trench, come in un vecchio film di spionaggio, a seguire fantomatiche tracce di un complotto volto ad impadronirsi dell'umanità, ed io schivo pallottole ed incanto maligni nababbi armata solo di un rossetto che nasconde un laser a protofotoni che annienta ogni nemico, poi riapro gli occhi e sono qui, davanti ad un computer a sognare.

giovedì 1 giugno 2006

Internet point

Sono in uno di quegli internet point fighetti, la tastiera ha le lettere cancellate dai continui smanettamenti, ed un timer continua inesorabile il suo countdown. Così penso: e se anche noi avessimo un display con la data di scadenza? Cosa faremmo? Ci comporteremmo nello stesso modo, ovvero prima le cose utili, poi la posta, le notizie ed infine divertimento? La vita funziona così? Lavorare, mangiare, dormire, comunicare, ridere? E poi? E poi aggiornare il proprio blog, con gli ultimi pensieri, le ultime considerazioni mentre il countdown sta per arrivare al termine? Ripensare a cosa è stato fatto per crearsi un alibi? Un alibi per cosa? Per il giudizio finale?

sabato 27 maggio 2006

Nulla

Le tue labbra perfette non si schiudono mai ed il tuo sguardo scivola appena sulla superficie della mia pelle, senza fermarsi ad indagare il mio volto, a malapena ti accorgi della mia esistenza e solo quando le mie grida turbano il tuo quieto vuoto esistenziale la tua attenzione si rivolge infastidita a me. Ma è troppo tardi, non puoi conoscermi ora, è passato troppo tempo di silenzi e noia e davvero, non sei mai stato così vicino a perdermi... Sciocca illusione, la mia! Anche se tu mi perdessi la tua vita proseguirebbe più perfetta che mai, e solo io ne sarei devastata. Tu sei un re, ed io un nulla eterno.

domenica 21 maggio 2006

Sola/2

Ho mentito. Menzogna letteraria, s'intende. Due mosconi ronzano noiosi nella stanza, sbattendo stupidi sui vetri. Io mi sento sola lo stesso, nonostante il loro noioso ronzare. Mi sento sola costantemente, in ogni situazione, sola e persa, e davvero non credo esista altra condizione che questa assoluta ed innegabile solitudine. Ogni tanto qualcuno mi prende per mano, ma non diventa una mia penisola, io resto un'isola abbandonata in un mare infinito, scheggia di roccia scagliata dagli dei in un angolo remoto di cielo e mare.

mercoledì 17 maggio 2006

Dolore

Il dolore mi squarcia le viscere e quasi cado in terra, gemente. Mi trascino a stento sul letto e mi contorco incessabilmente in attesa di un sollievo che non arriva. Brividi violenti percorrono il mio corpo, ed il peso delle coperte mi impedisce di respirare, così le scalcio via ricadendo preda del freddo. Violenti conati di vomito bruciano l'esofago rifiutandosi di venir espulsi, e non riesco nemmeno a lamentarmi affinché qualcuno mi soccorra in questa stanza squallida di un vecchio albergo.Cerco di chiudere gli occhi in cerca di un momentaneo sollievo dalla luce che ferisce la mia mente, ma nulla può lenire questo dolore costante ed implacabile che strema il mio spirito ed il mio corpo, e vorre che tu mi porgessi un paio di pastiglie, ma tu non ci sei più, svanito con le prime luci dell'alba.

lunedì 15 maggio 2006

Sola

Mi fermo in una specie di eremo, arroccato in cima ad uno sperone remoto, ed i giorni passano stranamente veloci, tanto che non riesco a coglierne l'essenza, nonostante la prolungata solitudine. Ma in effetti non sono mai, assolutamente mai sola: un insetto ronza pigro, alcuni uccelli solcano il cielo azzurro ed il vento accarezza costantemente i miei capelli arruffati. Così i miei pensieri non trovano requie, ed anche se nessuna voce umana raggiunge le mie orecchie, davvero, non sono sola, mai.

sabato 13 maggio 2006

Censura

Io lo so, che dovrei tacere. Ma tu vuoi censurare anche la mia fantasia, le mie invenzioni, e metti all'indice i miei racconti di ironica crudeltà, perché sai che la finzione racconta una verità ridicolmente scomoda, ma io non mi trattengo, come non mi trattengo dal polemizzare sull'assurda vigliaccheria che ti impone, sempre!, di sorridere silenzioso sugli scivoloni altrui, senza mai una risata liberatoria, eppure sapevi che io non sarei mai riuscita a tacere, lo sapevi dal primo momento che mi hai incontrata, che la mia lingua vaga senza requie non solo sulla tua pelle.

Appuntamento


Mi dai appuntamento in un caffè per presentarmi il tuo nuovo amore, ed io vorrei trovare una scusa per non venire, non mi interessa conoscere la tua vita, le nostre strade si sono divise tanto tempo fa, ma tu, ovviamente, non te ne sei accorto, concentrato come sei a rincorrere le tue chimere a discapito di tutti. Ma tu insisti, parli senza interruzione ed alla fine io capitolo, ed accetto, stramaledicendoti, ma accetto, e mi vesto riluttante, e arrivo in quel caffè dove tu siedi incantato accanto a lei, una donna normale, ovvia, il cui afrore mi pervade acido le narici e mi domando ancora perché io sia venuta, perché io sia lì.

lunedì 8 maggio 2006

Scrivilo sui muri

Le scritte corrono lente mentre scivoliamo silenziosi sull'acqua. Ti domando curiosa cosa ci sia scritto, e tu mi sorridi e non rispondi, così non mi resta che immaginare che siano le frasi disperate di un innamorato la cui donna sia stata promessa in sposa ad un ricco scià, ed il povero reietto abbia avuto la mente sconvolta dal dolore e plachi gli spasmi atroci del suo cuore vergando sulle pietre la storia del suo amore perduto, e quelle frasi siano l'urlo che si leva verso i naviganti affinché non dimentichino che lui ha amato al di sopra di ogni cosa... E mentre ti racconto ciò, tu ridacchi infame e mi guardi accondiscendente perché sai che vorrei essere amata d'un tale amore e tu non puoi, tu non sai.

lunedì 1 maggio 2006

Il venditore di nuvole

Eri fermo all'angolo di una strada scalcinata e pulciosa a vendere sacchettini di nuvole rosa ed io ti domandai che sapore avessero e la tua risposta fu: "Hanno il sapore dei sogni", così non potei esimermi dal comprarne un po' e la prima nuvola sapeva di primavera, profumo di tigli, la seconda nuvola aveva il gusto salato del mare, la terza l'odore del cielo quando sta per nevicare, la quarta era la tua pelle sudata fra lenzuola di cotone e seta, i tuoi baci smaniosi e le tue mani zuccherine lente sui miei desideri, il ritmo sensuale del tuo corpo contro il mio e la dolce sensazione del sonno che scendeva su di noi.

Back to you

Innervosita da una domenica inutile, siedo indolente davanti ad un tiepido tramonto mentre tu oziosamente godi degli ultimi sprazzi di luce sulla tua pelle candida, ed io sorrido mentre pregusto l'inizio dell'ennesimo giro d'Italia, oh, mio unico vizio di tifo sportivo, e tu ne intensifichi il dolce sapore ricordandomi come fosse inevitabilmente legato agli ultimi giorni di un liceo ormai passato, grazie al cielo!, in cui poltrire in attesa dell'ultima fondamentale interrogazione di greco, a discapito di tutto, e canti una sigla di decenni fa di cui non ho memoria ma non importa, il giro sta per ricominciare, con i pomeriggi oziosi davanti alla tv o ad inseguire una qualche tappa, in attesa della volata finale o di una fuga rara e vittoriosa come gli ultimi raggi che fendono l'aria di questa inutile domenica sera.

domenica 9 aprile 2006

Chiuso per ferie

Un ultimo sguardo al biglietto aereo, a sincerarmi che non l'abbia immaginato, ed eccomi di nuovo in partenza, in una patetica situazione che sconforterebbe chiunque, ma non me, nonostante le occhiate di (cosa? compassione forse?) indulgente derisione altrui sul mio modus viaggiandi, ovvero single con genitori, e so che fa tanto sfigata, e non ho mai negato di esserlo, però viaggio gratis ed un uomo lo posso sempre trovare in loco, ammesso che mi interessi, ed al momento non è così, ma. Il sole sulla pelle risveglierà ancora desideri sopiti e fantasticherò su labbra straniere su di me e immaginerò avventure esotiche, erotiche, no, esotiche, in cui spie e archeologi lotteranno per il gioiello in grado di cambiare il mondo, o qualcosa del genere, ed io mi ergerò affascinante eroina tra pistole ed oasi e lo so, è da sfigati, ma intanto sarò in riva al mare, sotto il sole a fare niente. Baci.

D.

Siamo clienti quasi abituali. Tu sei giovane, e con l'aria dolce, e io ti ho tormentato un po', all'inizio, con le mie richieste biascicate, acqua molto gasata, caffé ma con zucchero di canna, e chissà che altro, ma tu hai capito che era tutto un tentativo di attirare la tua attenzione e sei stato al gioco, ed hai addirittura imparato il mio nome, mi domando chi te lo abbia suggerito, così adesso mi abbindoli con il tuo sorriso ed i tuoi modi quasi confidenziali e sei davvero così carino, che lo so che è un termine orribile, ma tu sei davvero carino mentre mi porgi una deliziosa bavarese alle fragole, e pago il conto senza fiatare, ma la mancia no, quella non te la lascio. Diventeresti un prostituto...

martedì 4 aprile 2006

Amnesia

Ti fermasti gentilmente a parlare con me ed io pensai che tu fossi davvero carino e gentile, poi a poco a poco intuii dalle tue parole che dovevi conoscermi e, peggio ancora, che io avrei dovuto conoscerti, o meglio, riconoscerti. Ma, per quanto mi sforzassi, il tuo volto non evocava in me alcun ricordo, il tuo profumo non aveva mai sfiorato la mia pelle e le tue labbra non si erano mai posate sui miei occhi. Eppure avrei passato volentieri alcune ore tra le tue braccia forti, e già rabbrividivo sotto le tue carezze per ora soltanto immaginate. Sorridevo annuendo ebetemente alle tue parole dolci ed argute, e la mia risata quasi isterica celava una sola domanda: "ma tu, chi cazzo sei?".

lunedì 3 aprile 2006

Let's say that love is blind/let's say that time is kind/let's say that is not over until it's over

E quando credetti che fosse tutto finito arrivasti tu, con il tuo sguardo svagato ed un sorriso ingenuo sulle labbra, e mi domandai se fossi davvero qualcosa di nuovo o se fossi la sintesi di tutto il mio passato, ed attesi l'esplosione della tua anormalità, ma non venne mai. Eri semplice come il vento fresco sulla pelle e lunghe passeggiate in riva al mare ed eri costantemente priva di sottintesi, questo mi spiazzava, abituato com'ero ai giochetti perversi di donne troppo concentrate sul nostro futuro insieme per accorgersi che quel futuro non sarebbe mai venuto. Sarebbe stata così perfetta, la vita con te. Avremmo camminato insieme, saremmo invecchiati insieme. Perché te ne andasti, non lo capirò mai. Eri la mia cagnolina preferita.

domenica 26 marzo 2006

Luce

Lo sguardo spazia verso la luce infinita di una giornata qualunque, ed ogni errore commesso è un gradino in più verso la comprensione, verso l'unione di anime e spiriti. Io vorrei così tanto essere un perfetto raggio di sole in questa terra misteriosa e stupenda, e se solo mi lasciassi trasportare dalla brezza del cuore brillerei di tale splendore da abbagliare ogni atomo del nostro essere, e davvero accadrebbe se solo riuscissi a tagliare i fili d'oro falso che mi impediscono di librarmi sopra il peso di troppe paure, di troppi sogni traditi. Ma io spero ancora nelle ali che mi hai donato.

sabato 25 marzo 2006

Corro ancora

Ancora vuoi che io scriva i tuoi desideri più inconfessabili, corpi uniti e umidi di piacere, si sfiorano appena rabbrividendo il contatto quasi inaspettato seppur a lungo atteso, ed una strana rabbia riempie il tuo sesso stanco di troppa vita e poco amore, labbra socchiuse a sfiorare appena le tue certezze, uno strano tentativo di trattenerti quando l'unica sensazione che vorresti provare sarebbe quella di esplodermi in faccia, ma io non so davvero cosa potrebbe eccitare il tuo sguardo che troppo ha visto e la tua pelle che troppe volte ha cercato mondi lontani, e sorrido inquieta mentre corro ancora via da te.

La valigia

Arrotolo le mie ultime magliette stanche e faccio posto perché le scarpe stiano comode nella piccola valigia dei miei lunghi viaggi, due pantaloni, due gonne, un vestito, e burro da spalmare sulla pelle arrossata dal sole, allora due costumi e un sogno, una maschera e le immancabili pinne, un libro bello e un libro facile e la valigia è pronta, ed un nuovo viaggio scorre tra le dita dei miei piedi e tu mi domandi come mai la mia valigia sia così leggera e io non so che dirti, questo è tutto ciò che possiedo, come un barbone che in due sacchetti ci fa stare un’intera vita, la mia mente, oh, quella sì che è ingombra, ma sto sfoltendo anche lì, pensieri non degni di essere pensati e ricordi che non servono a nessuno e le sensazioni, quelle posso ancora provarle…

Mediocritas

Lei mi disprezza. Mi guarda dall’alto del suo regno con una smorfia disgustata e valuta le mie parole vacue e spregevoli. Io so di non essere ciò che vuole, non abbastanza affascinante, non abbastanza intelligente, non abbastanza colto. Sto sempre zitto, e quando lei mi domanda qualcosa, so che le mie risposte l’annoiano. Lei detesta il mio corpo. La mia presenza fisica costituisce un ingombro al suo spazio, al suo essere perfetto, alla sua bellezza divina. Quasi la deturpo, uno sfregio sulla sua pelle morbida e tesa e profumata. Ogni volta che lei mi guarda io mi sento annichilire, sprofondare nel più assoluto disprezzo di me stesso. Davvero, non capisco perché mi ami.

lunedì 20 marzo 2006

Fedeltà


Le domando se è fedele. Ride. “Questa domanda è un trabocchetto. Se ti rispondessi di sì, tu penseresti di non aver nessuna possibilità con me; ma, se ti rispondessi di no, ti darei l’impressione di una donna amorale. Entrambe le possibilità non possono essere contemplate contemporaneamente? La verità è che sono fedele solo a me stessa. Giurare fedeltà ad un’altra persona mi è sempre sembrato insano. Come posso sapere che il mio cuore non batterà mai per nessun altro? Come posso impedire al mio cuore di battere per qualcun altro? Se proprio vuoi sarò onesta. Ti dirò se un altro uomo ha preso spazio nel mio cuore. Eppure il mio cuore è abbastanza grande per più di un uomo, il mio amore per te potrebbe essere intatto. Ma ciò che ti preoccupa non è il mio cuore. Tu vuoi che il mio corpo sia fedele. Il piacere che un altro può darmi ti spaventa. Hai paura che mi porti via da te. Ma l’amore non si misura a mugolii. Allora, ti ho risposto?”. La guardo. Quello che volevo sapere era chiaro. Volevo sapere se avrebbe scopato con me nonostante fosse sposata con un altro. Secondo me, ci sta.

domenica 12 marzo 2006

Riposo

Cado stremata in un letto troppo morbido dopo una lunga giornata passata a guardare la vita. Nella stanza accanto due donne si baciano smaniose e tu mi domandi di imitarle, ma io davvero non ne ho la forza, e tento inutilmente di dissuaderti allettandoti con una doccia che spazzi via la polvere dai tuoi pensieri ed una vecchia vasca smaltata sarebbe volentieri il mio talamo, poi girovaghiamo, vestiti a festa, sorseggiando the davanti ad un enorme caminetto e quando scende la sera una zanzariera ci protegge dal mondo mentre il sonno ristora i nostri occhi stanchi di sole e di vento.

sabato 11 marzo 2006

Aspirapolvere

Sei arrivato con una fiaschetta di liquore ed una stupida giacchetta arancione ed il tuo inglese buffo, da cartone animato, era quasi peggio del mio. Barcollavi fino al terrazzo, incurante della temperatura polare, con una birra in mano e mi domandavi se io non avessi paura dell'altezza, ma io negavo, guardandoti apprensiva sporgerti troppo ad inseguire l'ennesimo fiocco di neve. Mi mostrasti la foto dei tuoi figli, due angeli biondi, quasi albini, che mi ricordavano extraterrestri di un film di cinquant'anni. Cantavi aspirapolvere a pieni polmoni, ed in fondo invidiavo il tuo assurdo entusiasmo alcolico. Francamente, non ho mai capito quale fosse il tuo nome.

lunedì 6 marzo 2006

Acqua

Ho sete. Ho davvero sete, la bocca arsa dal sale e dal freddo secco di una giornata ventosa. Ma il mio stomaco si rifiuta di accogliere acqua, al solo pensiero si stringe acido e dolente, ignaro del mio bisogno impellente di bere.Non so che fare, mi agito nervosa e tu mi accarezzi una mano e domandi cosa puoi fare e io ti guardo vacua e non ho quasi più la forza di parlare, la gola simile a polvere di una soffitta abbandonata, e poi ti domando: "Un bicchiere d'acqua, ma non acquosa". Tu non capisci. Ti fermi interrogativo. Scoppiamo a ridere. Una risata come cascata cristallina.

venerdì 3 marzo 2006

Da qualche parte

Guardo curiosa il panorama sfrecciare oltre i finestrini dell’auto. L’autoradio gracchia e tu parli mentre guidi veloce e sicuro su un’autostrada quasi vuota tra una partenza ed un arrivo. Parli di storie lontane, il tuo passato che riaffiora nelle rughe intorno ai tuoi occhi, e riempie quelli che finora sono stati lunghi, eterni silenzi, così tutto il tuo essere assume quasi un senso, una ragione di esistere, e tutte le tue azioni sono illuminate dal faro della logica, della tua logica, certo, e se io ti ascoltassi, capirei ciò che realmente sei. Ma io non ti ascolto, guardo curiosa il panorama che sfreccia oltre i finestrini dell'auto.

L'ultimo uomo

Si muove lento tra la folla di un giorno strano, quasi distaccato dal mondo che lo circonda. L’aria fredda dell’inverno brucia sul suo volto, in gola, nei suoi polmoni. Respira piano, controllato. Quasi non si capacita di essere lì, ma al tempo stesso esercita sul suo corpo tutto il controllo di cui è capace. Non può riflettere su ciò che deve fare, ne impazzirebbe. Uccidere. Non ha mai ucciso, non sa nemmeno se ci riuscirà, il fallimento non è così improbabile. Non deve pensare. Deve solo solcare la folla e arrivare lì, davanti all’ultimo uomo. Cammina sempre più lento, quasi si ferma. “Non pensare”, si ripete. Ma non riesce, non riesce a non pensare, ed una strana sensazione affiora dal suo petto, quasi dolorosa, a ricordargli qualcosa. Ma cosa? E poi si ritrova lì, davanti all’ultimo uomo. Si guardano per un lungo istante, e lui percepisce che l’ultimo uomo sa perché lui sia lì, e all’improvviso il dolore nel suo petto esplode e la sua mente ricorda. L’ultimo uomo è come lui, sangue, pelle, carne, cervello, cuore ed anima. Sono uguali. Avverte il peso freddo del revolver nella sua mano. L’ultimo uomo gli sorride. “Ora puoi uccidermi”, gli sussurra, “ora non sono più l’ultimo uomo”.

lunedì 27 febbraio 2006

Colpa

Confessare? A chi, poi? Magari ad un prete, già, i cattolici lo facevano. Ma lui, lui avrebbe potuto anche se...? O sarebbe stato meglio rivolgersi ad un medico? Anche i dottori hanno il segreto professionale. Il giuramento di Ippocrate. Ma forse non contemplava i reati, o comunque quello che lui aveva commesso. Era una malattia, la sua? Non ne era così convinto. Vagò per un po' davanti ad una chiesa che, a dire il vero, aveva tutta l'aria di essere abbandonata. Si guardò intorno. Una lucertola era ferma ad osservarlo. Avrebbe potuto raccontarlo a lei. Non gli parve una buona idea. Avrebbe però potuto raccontarlo a se stesso. Sedette all'ombra di un cipresso, e incominciò. Mentre la storia si svolgeva fra le sue labbra, percepì la sua colpa crescere, dilatarsi, assumere una nuova forma e gonfiare, gonfiare, gonfiare fino ad esplodere, e d'improvviso fu di nuovo libero.

sabato 25 febbraio 2006

Possesso

Io possiedo una cosa preziosa. E' a casa, chiusa in una stanza fresca e buia. E' liscia ed ambrata, calda e umida. Il suo respiro è lento ed eccitante. E' sdraiata sul letto, in attesa che io torni, pronta ad accogliermi tra le sue braccia profumate di mirra e oro. Non deve far niente, solo aspettarmi e soddisfarmi. E' bellissima. L'ho comprata da suo padre, un mercante di Qina. La merce più preziosa che aveva in vendita. Lei mi ha seguito docile. Era pura, pura come l'acqua che sgorga nelle oasi più lontane. Ora è mia. I suoi occhi sono neri come seta di Damasco, anche se non mi guarda mai. Io so che mi vede. La sua voce soave come il vento che sfiora le fronde dei canneti, anche se non mi parla mai. Io la possiedo. E' mia. Nessun altro può vederla, nessun altro può toccarla. Lei è lì, che mi aspetta. Lei è lì, ed io vorrei solo fuggire lontano da una donna che non mi ama.

Benedici

D'improvviso il mondo sembra crollare nella follia della divisione, e nonostante io sappia che siamo un tutt'uno, se allungo una mano non c'è nessuno da toccare. Dove sei, uomo? Lungo le strade incrocio volti distanti e, se provo a parlarti, nient'altro che paura. Paura di cosa? Siamo uguali, io e te, pelle, sangue, ossa, nient'altro eccetto anima e Dio, Dio senza nome né volto, Dio senza chiese case tetti preghiere. Cosa ti ha strappato dall'umanità, lo ricordi ancora? I tuoi occhi, uomo, sfuggono ancora al mio sguardo, e non posso far altro che benedirti, ché la tua gioia sarà la mia, ché il tuo sorriso sarà mio come mie le lacrime che verserai. Perché tu sei me, non esiste null'altro. Ricordi?