lunedì 28 dicembre 2009

Eros, thanatos ed un bicchiere di vino

Lasci cadere alcune gocce di vino sulla tovaglia, riempiendo il bicchiere. Osservo le macchie color rubino chiazzare la tovaglia candida, interrompendo il flusso dei miei pensieri grigi. Tu sei distratto da un'avvenente ragazza vestita di sogno seduta al tavolo accanto al nostro, avverto l'ombra di un fugace sorriso sul tuo viso mentre la sbirci incauto. Il cameriere riconosce in noi quelle coppie stanche che trascinano in silenzio pasti troppo lauti per riempire il nulla che ci angoscia (ora mi assalgono la mente lezioni filosofiche di cui discettavamo in tempi felici-i tempi della nostra scoperta). Mi alzo per recarmi alla toilette (nei ristoranti non esistono bagni, ma solo francesi toilettes, antri sepolti in sottoscala fetidi ed oscuri), mi accorgo che ti riassetti involontariamente la cravatta (lei ti sta sorridendo, ormai) e decido di inciampare negli scalini ripidi, ruzzolare giù, cadere ed abbandonare per sempre questa finzione che ci avvinghia imprigionandoci in ruoli che non sappiamo recitare.

martedì 22 dicembre 2009

Quel che fui

Ora tu mi domandi del mio passato, io taccio ed invento una storia qualunque, in ginocchio ai tuoi piedi. Tu ascolti il mio silenzio ed immagini la mia pelle sfiorata da mani non tue, immagini altri uomini che rapirono il mio cuore ed il mio sesso, immagini notti buie in cui le mie gambe si intrecciarono ad estranei fuggenti. Un fremito ed un leggero sorriso colmo di triste consapevolezza, mentre afferri violento i miei capelli, mentre mi colpisci con forza, mentre mi baci ed aneli il mio corpo. Un fremito ed un leggero sorriso, mentre fuori scende bianca la neve a ricoprire ciò che fui, ciò che fosti, per lasciarci liberi di diventare quel che siamo.

giovedì 17 dicembre 2009

Où sont les mots?

Mi guardi. Io vedo le parole imprigionate dietro ai tuoi occhi ed ascolto il tuo silenzio. Il mio cuore tenta di dare voce alle tue labbra appena schiuse in un dolce sorriso. L'ennesimo lampo di tristezza trafigge il tuo volto sereno. Le mie mani cercano le tue, il respiro rallenta, quasi sento battere il tuo cuore, o forse è il mio, tutto si ferma, sospeso nel freddo di questi ultimi giorni dell'anno. Un sospiro, trattenuto, quasi pudico. Poi tu ti avvicini ancora, il tuo corpo sfiora il mio, adesso. Il sorriso svanisce, un'ombra oscura il tuo sguardo profondo. E mi sussurri "succhiamelo".

lunedì 14 dicembre 2009

Senza il tuo tocco, io non esisto

Lui afferrò una manciata di fango dalla terra bagnata dopo giorni di pioggia fredda. Cominciò a plasmarla in forma umana, lisciando le asperità frammiste con cura e dedizione. Piccoli schizzi imbrattarono la sua camicia candida. Il fango prese forma, a poco a poco. Un volto sereno, le curve dei fianchi. Una piccola bambola di terra. Per un attimo osservò il risultato, poi si accorse dellle proprie mani bianche e fangose, ormai. Avrebbe voluto ripulirle, ma intorno a lui non vi era nulla, nessuna fonte di acqua limpida dove purificare la sua pelle, nessuna possibilità di eliminare quelle macchie dalla sua biancheria preziosa. Scoppiò a ridere, e la piccola bambola sussultò, piena di vita.

lunedì 7 dicembre 2009

Se ti affacci sull'abisso, l'abisso si affaccia in te

Lui si riflette un istante nei miei occhi scuri. Le parole cessano, resta il silenzio di quello sguardo. Io non so che fare, mi trattengo un istante di troppo, lo so, quando l'unica azione ragionevole sarebbe fuggire. Non ne sono capace. Di essere ragionevole e di correre via con questi tacchi troppo alti. Ascolto la mia anima di fragile vetro incrinarsi ancora un poco. Una piccola scheggia di spasmi violenti e dolorosi ed un impulso animalesco ad allungare una mano e toccarlo, per sentire la sua pelle sotto le mie dita, avere la certezza della sua esistenza materiale. Ma le forze mi abbandonano, anche quel piccolo gesto diventa impossibile, rimango immobile affacciata a specchiarmi in quell'abisso delizioso di fantasia ed inferno.

venerdì 4 dicembre 2009

Espiazione

E' stato solo un fremito, appena percettibile, un fremito, e null'altro. Nemmeno un pensiero, solo un brivido dei sensi, subito taciuto, subito soppresso. Innegabilmente una prova a cui sono stato sottoposto, una tentazione divina per valutare le mia fede, la mia forza. Nulla da espiare quindi, nulla. Non rimane che pulire gli schizzi che insanguinano le mie scarpe, celare il suo corpo privo di vita da qualche parte, continuare a pensare che ormai avesse venduto l'anima a chissà cosa, che fosse un oggetto maligno che andava distrutto.

lunedì 30 novembre 2009

Spazio senza nome

Poi tu mi guardi in silenzio mentre mi allontano nella notte, un impulso irrazionale a seguirmi, ma ti trattieni e rimani fermo, pentendoti di cose non dette, di gesti lasciati a metà. Per un attimo ti illudi che i miei passi si siano fermati, ma no, il ticchettare dei tacchi sull'asfalto si allontana, diventa impercettibile. Svanisco. Lo spazio intorno a te ora è vuoto, la tensione che irrigidiva il tuo corpo, anch'essa svanisce ed una calma profonda ti avvolge. Diventi d'improvviso cosciente del vento freddo che sferza il tuo volto, le mani chiuse in pugni si aprono ora, un leggero stimolo ti trafigge la vescica, ed inondi quello spazio ormai vuoto di urina.


martedì 24 novembre 2009

Del sole che illumina le foglie d'autunno e d'altri moti dell'anima

Per un attimo temesti di non farcela, la presa era salda ma faticavi a stringere le dita e lei si dibatteva graffiandoti il dorso delle mani, il suo rantolo ti innervosiva e ti domandavi quanto avrebbe impiegato a morire, eri seccato durante quei lunghi minuti (quanti? per quanto tempo dovevi continuare a stringere e a guardare quel volto supplice e disperato?) e così pensasti di lasciar perdere, ed allontanasti le mani dal suo collo, chiazze bluastre si intravedevano nella luce fioca che un lampione riverberava da chissà dove, e lei tossì roca con conati che le squassavano il petto, poi alzò lo sguardo a sfidarti e con un filo di voce sussurrò: ancora.

lunedì 23 novembre 2009

Larmes un dimanche à l'église des Minimes, écoutant Bach


Osservai lacrime silenziose rigarle il volto. Intanto una musica divina accarezzava la mia anima. Lei stringeva nervosa fra le mani un paio di guanti neri. Osservai quelle lacrime indecenti bagnarle il volto, senza alcun pudore. Lei non le asciugava, le lasciava scorrere sciogliendole un poco il trucco. Alcune chiazze rosse le colorivano le gote, pallide altrimenti. Per un attimo pensai di porgerle il mio fazzoletto, già sapendo che avrebbe rifiutato. Tossii appena, allora, per richiamare la sua attenzione (perché si accorgesse di me?), ma lei non si mosse, rimase immobile e piangente a fissare ostinatamente un punto oltre l'orchestra che continuava a suonare la musica degli dei.

giovedì 19 novembre 2009

Gêne


Sentii affluire violento il sangue al volto, ed arrossii imbarazzata. Le parole morirono in gola e la mente si confuse. Per un lungo istante rimasi ferma, incapace di muovermi, annientata da quel tocco divino che aveva svelato tutta la mia infima esistenza. Non vi era soluzione, non vi era altra soluzione. Afferrai un candelabro, La cera calda colò sulle mie mani, ustionandomi appena. Afferrai il candelabro e lo colpii con forza. Le candele si spensero, lasciandomi nell'oscurità. Avevo ucciso Dio.

lunedì 16 novembre 2009

L'esprit

Camminavamo lentamente, ora che la sera aveva avvolto d'ombra le strade vuote. Tu mi sbirciavi sospettoso. D'un tratto mi afferrasti il braccio, costringendomi a voltarmi verso di te. Un crampo sensuale e violento mi percorse il ventre. Cercai di sciogliermi dalla tua stretta (no, non stringevi più il mio braccio, in effetti altri lacci ora mi cingevano), ma sapevo che la vertigine di quel tocco ormai mi aveva ghermita, irrimediabilmente. Tentennai un poco, giocai a farmi rincorrere, ma il desiderio, quell'ingannatore dei sensi e dello spirito, era troppo intenso per celarlo, per fingere. E tu lo afferrasti con la tua mano per imbrattare la mia faccia.

venerdì 13 novembre 2009

La statua di sale

Ascolto il rumore secco, ritmico, dei suoi tacchi sul selciato. Rimbombano fra le case affacciate su un vicolo buio, fra i tetti uno squarcio luminoso di cielo e vento. Mi affaccio e la scorgo, mentre passa imperiosa nella via. Ma è un momento, un attimo appena di titubanza. I suoi passi rallentano, e lei guarda in alto, verso di me. Un sorriso, un cenno con la mano, timido, di saluto. Poi riprende il cammino, ed io urlo "aspetta, ti prego" e la vedo fermarsi, ed ora è lì, in attesa di me.

martedì 10 novembre 2009

Il colore delle foglie di ciliegio d'autunno

Il suono costante del feroce allarme la infastidisce, facendole dolere le orecchie, mentre le fiamme già lambiscono il soffitto. Lei osserva tranquilla quelle lingue di fuoco, il fumo le provoca violenti attacchi di tosse ed una strana sonnolenza le intorpidisce gli arti. Il calore nella stanza è quasi insopportabile, grosse gocce di sudore impregnano i vestiti. Passi veloci nel corridoio, la porta si spalanca e qualcuno la afferra trascinandola lontano. Voci concitate, poi il nulla. Il rumore a poco a poco affievolisce, il crepitio si spegne, e lei si addormenta sul pavimento, mentre l'odore acre della plastica bruciata aleggia nell'aria.

mercoledì 4 novembre 2009

Linee

Quando i tuoi spigoli cozzarono contro le mie curve, una piccola scintilla deflagrò infiammando i nostri sensi. Perché l'infinito è circolare, sussurrasti, ed io finsi di capire, mentre stringevi le mie mani e mi tiravi a te. Poi vennero i giorni silenziosi, non dovevo più fingere di capire, l'espressione intelligente non mi si addiceva, mentre quella che sfoggiavo-ebete sdolcinata illusoria- quella sì che rispecchiava la mia natura stupefatta. Oh, no, non fraintendere, nessuna sostanza strana, solo una svogliatezza ad usare il cervello più del necessario, per effettuare quei collegamenti, tracciare quelle linee che tutto collegavano in una infinita -circolare?- comprensione del tutto. E poi che linee ci interessavano, realmente, se non i tuoi aguzzi spigoli che perforavano le mie morbide curve?

venerdì 23 ottobre 2009

Carne

Poi il buio mi avvolge in questa sera di pioggia e lampioni fiochi. Cammino veloce, inzuppata per le strade vuote, e ripenso alle tue parole impudiche, ripenso alle allusioni esplicite sul tuo corpo che brama il mio ed incontrollabili fremiti straziano il mio ventre. Cammino più veloce, ora. Le insegne dei negozi si riflettono sull'asfalto bagnato, qualcuno ride lontano. Lo strazio si fa più acuto, una brama inarrestabile di te mi assale lasciandomi ora senza fiato. Poi ad un angolo di strada (ma quale strada? dove sono? ormai non riconosco nemmeno più i miei passi) una vetrina di tavolini fumosi, piatti e bicchieri tintinnano. Siedo ad un tavolo ora, addento vorace un pezzo di carne, e non sei tu.

martedì 20 ottobre 2009

Lui si dissolse fra le mie mani in un tardo pomeriggio d'autunno

Per un attimo finsi di non riconoscerla, volevo cogliere una leggera disperazione nel suo sguardo, eppure non avvenne, io finsi e lei a sua volta, così ci incrociammo senza nemmeno salutarci. Pochi passi, mi voltai e lei già stava abbracciando un altro uomo, l'infingarda! La gelosia mi trafisse come pugnale acuminato il petto, una fitta violenta al ventre e lo spasmo dei sensi mi sopraffece. Caddi. In quell'istante, mentre il mio corpo sfiorava il ruvido asfalto, allora lei si voltò, sorrise beffarda e corse da me, quasi allarmata, mi strinse fra le sue braccia ma io svanii, svanii per sempre.

venerdì 16 ottobre 2009

L'inganno

La penombra cela i lineamenti stanchi. Tu osservi il movimento ipnotico dei miei piedi che ondeggiano e disegnano cerchi nell'aria, incapaci di stare fermi, incapaci di trovare requie mentre sdraiata in questo letto sfatto sbircio curiosa le pagine di un libro ancora non scritto. Con un balzo ti inerpichi e cerchi di afferrarmi, io svanisco come aria mentre tu frughi fra le lenzuola ancora calde di me. Che dolce inganno, essere apparsa come fantasma nelle tue notti grigie. Ma già l'alba incombe, i contorni si fanno nitidi e mi ritrovi lì, dove sono sempre stata, addormentata accanto a te, in un angolo un po' buio del tuo cuore.

lunedì 12 ottobre 2009

Il rumore della sera

Ascolto in silenzio il rumore della sera. La luce affievolisce, i contorni sfumano, l'aria vibra un istante più rapida, poi s'acquieta. Alcuni passi frettolosi nella via. I lampioni si accendono con un basso ronzio, le luci arancioni si riflettono sull'asfalto che pare rorido. La notte è vicina, ma ancora non ci invade con le sue promesse fallaci, con i suoi sogni ingannatori. Annuso nell'aria il giorno che svanisce, l'odore stanco di corpi che anelano riposo. Ancora passi frettolosi che rimbalzano sul selciato, alcune finestre illuminate svelano fantasmi che rientrano finalmente a casa. Io rimango ad ascoltare, aspetto di riconoscere il suono del tuo ritorno, aspetto in silenzio e sorrido.

lunedì 5 ottobre 2009

Noi

Rimanemmo per un poco in silenzio, ad osservare il volo di alcuni uccelli che migravano verso sud. Già la brezza della sera recava con sé profumo d'autunno, ma noi non ci badavamo, eravamo troppo impegnati ad inseguire i nostri pensieri stanchi mentre il sole si tuffava dentro un'orizzonte fosco. Tu mi sfiorasti la mano, la tua pelle calda mi riscosse da quello strano torpore che mi aveva afferrato i sensi, e rientrammo in casa. Per un istante ti guardai smarrita, ma tu mi stringesti a rassicurarmi che ero finalmente arrivata a te ed il vento dell'inverno non mi avrebbe più dispersa nell'aria, tu mi stringesti a te e non mi lasciasti più.


martedì 29 settembre 2009

Lacrime

La sorprendo in un ascensore a piangere. Le lacrime restano imprigionate nelle sue ciglia nere, poi scivolano piano lungo il volto chiazzato e cadono a terra. Lei non emette rumore alcuno, lascia semplicemente che il pianto scorra via, e fissa la pulsantiera ostinatamente, fingendosi ignara del mio corpo accanto a lei. Le porte si aprono, i piani si susseguono, ma lei non scende, resta immobile a piangere ed io non posso far altro che stare al suo fianco, non posso far altro che aspettare il momento in cui sarà pronta a rifugiarsi fra le mie braccia, mentre continuiamo a rimanere intrappolati in questo ascensore funzionante.

lunedì 21 settembre 2009

Penelope o la sventura del viaggio di Odisseo

Mi affacciai appena in tempo per vederti sbarcare sull'isola. Osservai il tuo camminare lento ed un po' stanco, scomparisti dietro ad una curva e potei solo immaginare il tuo inerpicarti faticoso sui ciottoli che lastricano la via. Per un attimo temetti nervosa l'istante in cui avresti bussato alla porta. Avresti portato con te il racconto di quei mesi lontani, ed io invece null'altro anelavo che il tuo corpo contro il mio, null'altro che le tue mani ruvide sul mio viso. Bussasti. Un silenzio imbarazzato quando aprii la porta. Davanti a me non c'eri tu.

mercoledì 16 settembre 2009

Un ricordo

Eri fermo, in piedi, in cucina. La giacca ancora indosso, la valigia nella mano. Arrivavi, ricordo. Io cucinavo un piatto esotico, ne prendesti cinque porzioni, ma quello avvenne dopo, eravamo seduti nella sala da pranzo, ed invece io voglio ora ricordare quel momento strano, sospeso, quando tu in cucina mi osservavi muto. Non ci vedevamo ormai da quanto? tre anni, mi pare. Io indossavo quella maglia stampata, parlavo a raffica di cose inutili, ero nervosa. Tu rimanesti in silenzio per quella che mi sembrò un'eternità. Il pollo sobbolliva nella salsa al cacao. Ed avvenne. Un istante magico. Ti guardai, un sorriso timido, smisi di farneticare invano. Mi avvicinai a te e ti sfilai la valigia di mano. La afferrai, e la portai nella tua stanza. Tu mi seguisti in silenzio.

venerdì 11 settembre 2009

L'invito

Che poi, quando aprii la porta, spinto da una strana intuizione, poiché di certo non aveva bussato, tutt'al più sfiorato la maniglia, e la vidi ferma ad osservare un batuffolo di polvere imprigionato nello zerbino, ecco, in quel momento mi sentii maledettamente a secco di parole, e non riuscii nemmeno a proferir "entra", ma lei colse il tacito cenno che le indirizzai con gli occhi e varcò la soglia, si sfilò le scarpe, bighellonò curiosa per la stanza ed infine, felinamente, quasi, si acciambellò su una poltrona sospirando. Armeggiai nervoso con una bottiglia di vino, le porsi un calice imprecando fra me, e cercai nella memoria l'istante in cui avevo formulato l'invito a venire da me. Non lo trovai.

giovedì 10 settembre 2009

Le marriage

E poi lui comparve, novello Eros di mare e sogni, a scompigliare gli animi ed abbattere le certezze che come muri ergevi contro la vita. Per un istante sorrisi, ammirando le foto di quel matrimonio fasullo che non si sarebbe celebrato, per un attimo ti pensai, splendida ed infelice in quell'ipocrita abito bianco, e ringrazia le stelle per colui che ti avevano inviato, ringraziai il cielo per averti tratta in salvo, per il coraggio di spezzare la trappola che ti eri costruita. E pur sapendo che avresti ignorato le mie parole, ti sussurrai.

lunedì 7 settembre 2009

La camera


Lei mi aspettava in camera. Attraversai i corridoi silenziosi e bussai piano. Lei domandò "chi è?" e colsi nella voce una strana trepidazione, ansia, forse, un po' di paura, attesa, desiderio. Sorrisi appena. "Sono io". La porta si aprì. Lei mi aspettava quasi vestita, o quasi nuda, non saprei. Sulla pelle il segno netto dell'abbronzatura, là, dove i raggi del sole non l'avevano sfiorata, a ricordarmi che l'estate volgeva al termine. La seguii nella camera lussuosa ed inopportuna, lei stappò una bottiglia di champagne, come in un film dozzinale di seduzione nemmeno a buon mercato. Era talmente surreale, le tappezzerie, i fiori, frutta sul tavolino, cuscini ovunque e lei, un golfino indosso e tacchi alti, collana e null'altro. Ed uno strano sguardo timido, arrendevole, mentre sorseggiavamo in silenzio il vino, in cerca di un mio gesto che la rassicurasse, ero lì per lei, e per null'altro.

mercoledì 26 agosto 2009

Segno

Fu la smorfia che intravidi mentre si sedeva a tradirla. La gonna si alzò appena e vidi il Segno. Nitido, rosso. Perfetto. Una fibbia classica, cintura indubbiamente maschile. Al di sotto un ematoma stava prendendo forma, segnale che il colpo era stato inferto recentemente. Dalla sua postura rigida compresi che altri Segni erano celati ai miei occhi dai vestiti. Provai per un istante ad immaginare la sua espressione nel momento in cui la sua mente era stata squarciata dalla verità. Aveva urlato? Si era abbandonata colpevole al dolore? O aveva riso, a sfidare il suo aguzzino per ottenere nuovi Segni? Le mie dita anelavano di accarezzare quei piccoli rigonfiamenti che sfregiavano la sua pelle, sentivo che in alcuni punti, dove il colpo era stato più forte, la pelle si era lacerata, e desideravo far scorrere i miei polpastrelli a leggere quelle tracce. Lei si accorse del mio sguardo. Per un attimo un lieve sorriso illuminò il suo volto. E io seppi cosa fare.

lunedì 17 agosto 2009

I tavolini dei caffè all'aperto

Una leggera brezza dal mare solleva appena la tovaglia candida di questo tavolino dove sediamo accaldati tu ed io. Guardo l'orizzonte e tu parli, di cosa non so, sono stanca di parole, non ascolto ed annuisco distratta mentre l'azzurro delle onde riempie i miei occhi. Poi taci un istante, il silenzio mi affascina e ti vedo, tu sorridi a lei seduta altrove, allungo una mano a sfiorarti per ricordarti che sei mio, ma scivoli via e la tua pelle già non mi appartiene, e stanotte sola piangerò la tua assenza.

giovedì 13 agosto 2009

La torre

Poi il crollo. Per un istante parve rimanere illesa, stabile, forte. Illusione. Lacrime solcarono il suo volto mentre dentro tutto svaniva in un'implosione ridicolmente artificiale, lei tentò disperatamente di fingere un'inutile e fasulla difesa di se stessa mentre lui, lui che l'aveva semplicemente posseduta, capiva di aver commesso un terribile orribile deprecabile misfatto. Poi finsero entrambi di essere altrove estranei diversi glaciali ma. Lei aveva ormai scoperto il suo bluff, e non le rimaneva che un vestito troppo appariscente e tacchi infiniti.

sabato 1 agosto 2009

Il proiettore

Un fascio di luce illumina lo schermo in questa notte di stelle e ficare e fiori di gelsomino. Tu racconti una storia magica di luce, ed il proiettore illumina particelle di polline e polvere e sogni, io ancora frastornata da una sere folle di broccato sui tetti di una città sconosciuta osservo le immagini avvolta da canzoni di un passato malnconico. E poi il buio, e sullo schermo la parola "fine".

martedì 21 luglio 2009

Parentesi

Ci riparammo dal temporale in un androne buio, grosse gocce rimbalzavano sul selciato lucido e lampi vicini infrangevano un cielo di cristallo nero, io osservavo affascinata l'acqua intrappolata fra i tuoi capelli neri ed annusavo l'odore della tua pelle calda ed umida, mentre tu impaziente aspettavi il diradarsi delle nubi e poi, d'improvviso, un forte vento sembrò cogliere le tue silenziose suppliche, un raggio di luce spezzò le ultime resistenze e quella piccola parentesi bagnata fu l'unica volta che ti incontrai.

lunedì 13 luglio 2009

L'abbraccio

Attraversavo lo spiazzo di fronte al teatro quando la vidi. Il vento freddo le stringeva la gonna contro le gambe nude, lei sembrava avvolgersi stretta in un maglione grigio come questo cielo, e per un istante avvertii il gelo che la penetrava. Guardava a terra, camminando veloce e quasi assente. Le sorrisi. Lei mi sbirciò, un po' sospettosa, un po' incuriosita. "Il fait froid", le dissi. Annuì, deliziosa. Mi avvicinai, rapido l'abbracciai per scaldarla. Per un istante rimase rigida, come ghiaccio fra le mie braccia. Poi a poco a poco la sentii sciogliersi, e non rimase di lei null'altro che una pozzanghera ai miei piedi.

giovedì 9 luglio 2009

Ascoltare

Ascoltare l'alba dietro le finestre. Ascoltare piccioni che tubano sui fili del telefono, il cigolio delle scale mobili della metro. Ascoltare il profumo dei tigli, i passi veloci di un uomo che corre, le auto al semaforo ripartire rombando piano. Ascoltare il vento che solleva le gonne e scompiglia acconciature, due uomini che fumano il sigaro, barattoli di marmellata per la colazione. Ascoltare tu che mi porgi il caffè, il cucchiaino che urta il bordo della tazzina, lo zucchero sciogliersi. Ascoltare le foglie che si muovono al sole, i tavolini dei ristoranti in discesa, bicchieri di vino in bilico sull'infinito. Ascoltare, e sentire.

martedì 7 luglio 2009

Les dames

C'erano poi quei giorni insensati, quando lei ordinava cibi improbabili -canard, caricoles- accompagnati da vini con nomi altisonanti, e rimanevo affascinata ore ad osservare i suoi dentini aguzzi lacerare i bocconi, avida ed insaziabile, mentre un corteo infinito di camerieri compariva e spariva dal nostro spazio. Ed io non desideravo altro che sdraiarmi in un parco, lasciare che il sole scaldasse i miei sensi ottenebrati da troppo silenzio ma lei rimaneva lì, seduta in quella terrazza d'hotel a sfogliare giornali stranieri senza peraltro leggerli, solo a sbirciare l'ennesimo titolo incomprensibile, per poi obbligarmi con un cenno a seguirla in camera, le tende pesanti a celare la luce, le tende pesanti a celare i nostri corpi.

giovedì 2 luglio 2009

Schizzo/2

Lei giace addormentata nel letto sfatto, esausta. Ascolto il respiro lieve. Sulla sua pelle tracce di me, lividi che affiorano appena, graffi feroci che hanno macchiato di sangue le lenzuola candide di questa stanza d'albergo. Mi alzo e mi rivesto veloce. La sua mano si allunga fra le coltri, a cercarmi nel sonno. Per un istante rimango ad osservarla, per un istante penso che potrei rimanere lì, ad aspettare il suo risveglio. Sorrido. Mi avvicino cauto, sfioro con la punta delle dita il suo corpo umido di sudore. Il suo odore mi turba. Chiudo gli occhi a riportare alla mente le sensazioni. E schizzo via.

martedì 30 giugno 2009

Schizzo

Vorrei riuscire a trovare le parole per fermare queste sensazioni che turbano i miei sensi, questa folle alchimia che mi lega fisicamente a te, immagine di parole urlate e null'altro, ed invece rimango ferma, ad inventare nella mente situazioni in cui vivere quegli spasmi violenti e piacevoli che con il nulla mi hai regalato, mentre guidavi le mie mani in questo ennesimo gioco perverso di piacere imposto e morbosamente anelato. Ed ancora adesso un fremito violento. E schizzo.

lunedì 29 giugno 2009

La strada per l'infinito

Il sole è ancora basso all'orizzonte, le strade silenziose in questa mattina pigra d'estate. Mi rigiro nel letto, cercando un sonno che non torna, la pelle sudata, i sensi intorpiditi e languidi. Un soffio leggero d'aria fresca entra dalle finestre aperte, piano si risveglia in me il desiderio, attutito da questa solitudine fisica, acuito da questa solitudine fisica. Per un istante cerco di resistere, per un istante lo spirito vince sui sensi ma intanto le mani accarezzano la mia pelle smaniosa.

venerdì 26 giugno 2009

Il sapore delle more di gelso

All'improvviso lei esplose in una fragorosa risata cristallina. Non l'avevo mai sentita ridere in quel modo. Mi voltai a guardarla. I suoi occhi luminosi, la testa abbandonata all'indietro e quella risata, sonora, infinita. Evidentemente l'avevo persa. Lui era riuscito nel miracolo che io non avevo mai potuto compiere, lui era riuscito a farla ridere di nuovo. Scesi per la scalinata che conduceva al mare, solo, ormai. Non mi voltai a guardarla un'ultima volta, non immaginai cosa avrebbe fatto non trovandomi più accanto a lei. Al fondo della scalinata, un giardino ed un immenso albero di gelso, carico di frutti rossi, maturi. Ne colsi un paio. E quando li assaggiai seppi che il loro sapore era quello dei suoi baci perduti.

mercoledì 24 giugno 2009

Cielo

E poi c'erano quelle mattine in cui mi svegliavo stranamente sorridente e dalle finestre cielo infinito ed azzurro, potevo quasi sfiorarlo allungando una mano, e tutto era perfetto, tutto era come avrebbe dovuto, le nuvole all'orizzonte batuffoli di pioggia che sarebbe scesa a rinfrescare i miei pensieri stanchi, quelle mattine in cui il fatto che tu non ci fossi, tu non ci fossi più, non era cosí incomprensibile, poiché eri diventato l'aria fresca che accarezzava i miei passi, poiché eri i raggi di sole che scaldavano la mia pelle in attesa di raggiungerti, un giorno.


mercoledì 17 giugno 2009

E' solo il giorno che muore

La osservo mentre siede sola su una panchina in un parco nascosto. Regge fra le mani un libro chiuso ed il suo sguardo è triste, rivolto verso il nulla. Il vento fa stormire fronde. Lei resta immobile, mentre il sole si inabissa fra i tetti lontani. Il cielo scurisce. Per un istante mi sembra di scorgere una lacrima luccicare sulla soglia dei suoi occhi, ma potrebbe essere un'illusione, un ultimo raggio di luce intrappolato fra le sue ciglia. Un guardiano ci invita verso l'uscita, è tardi ormai, il parco deve dormire. Lei si allontana ed annuso l'odore del pianto.

martedì 16 giugno 2009

La tempesta

Nuvole oscurano un cielo glauco, aria elettrica e pochi istanti di quiete prima che la tempesta si scateni. Trovo rifugio fra un bicchiere di vino ed il profumo acre del tuo sudore, le nostre gambe si avvinghiano sotto ad un tavolino sporco di clienti già passati, io guardo altrove, oltre i vetri la pioggia che rimbalza violenta su ombrelli ed impermeabili stanchi, e non ascolto le tue parole lievi, le tue proposte impudiche, annuso l'odore dell'asfalto caldo ed il calore della tua pelle contro la mia. Mentre la tempesta si affievolisce, posso smettere di fingere che tu esista, posso smettere di fingere di non essere sola sotto le nubi che squarciano il cielo che torna azzurro.

mercoledì 10 giugno 2009

Sabato mattina

Infilo l'impermeabile sulla pelle nuda ed esco in un mondo grigio, allaccio stretta in vita la cintura mentre veloce cammino verso il sottosuolo metropolitano, correnti d'aria stantia e maleodorante del venerdí notte appena trascorso, poche persone ancora per strada mentre cerco un caffè aperto dove aspettare che la giornata si svegli, mi siedo cauta a non rivelare la nudità e sorrido maliziosa, quasi eroina di un film di Truffaut, sorrido mentre accavallo le gambe e faccio ciondolare piedi di tacchi infiniti calzati, sorrido mentre ti scorgo sbirciare perplesso la mia pelle bianca.




giovedì 4 giugno 2009

Seduto in quel caffè, lui non pensava a me

Lei svolta l'angolo tutte le sere, fra le sei e le sette. Io l'aspetto qua, seduto in questo bar turistico, sorseggio una birra ed intanto leggo il giornale. Lei cammina tranquilla, non troppo veloce, non troppo piano. Di solito guarda davanti a sé, ma quando mi nota per un istante i suoi occhi si soffermano, per un istante l'ombra di un sorriso le illumina il viso. Mi piace immaginare che un giorno si fermerà, si siederà accanto a me, e rimarrà in silenzio, mentre io termino di leggere il giornale. Mi piace immaginare che il profumo della sua pelle mi turberà appena un poco, distraendomi dalla lettura. Mi piace immaginare che quel giorno mi innamoreró, ed il mio cuore cesserà di essere un grumo di asfalto.

martedì 2 giugno 2009

Le conte retrouvé

Siedo sola (come sempre) al tavolo di un ristorante elegante e pretenzioso, poltrone di seta e broccato nero, i camerieri ed i commensali mi guardano come al solito con sospetto, bevo troppo vino e vorrei soltanto ci fosse qualcuno ad occupare il posto vuoto di fronte al mio ed invece c'è solo un cameriere orientale che mi sbircia lussurioso.

lunedì 1 giugno 2009

Le conte oublié

Era buio, questo lo ricordo. Era buio, e forse avevo bevuto troppo. No, non forse. Avevo sicuramente bevuto troppo, il maitre continuava a riempire il bicchiere guardandomi con sospetto. Ebbi l'impressione che pensasse fossi una prostituta in cerca di clienti da adescare. Ora mi sforzo di rivivere quegli istanti. Lo scrissi al buio, sul retro di un invito ciclostilato per un concerto di novembre. Me lo diedero nella Grand Place venerdí sera, mentre gustavo una birra troppo forte ascoltando jazz. Mi fece impressione che già ora avessero programmato un concerto per novembre. Peró non riesco assolutamente a ricordare dove lo scrissi. Ero forse già nella squallida stanza di hotel, o piuttosto seduta ancora sul lungomare, magari su un qualche scalino che scende verso la spiaggia? Sono certa che sia il foglietto sia la penna fossero nella mia borsa, no, il foglietto era in un libro che avevo finito di leggere prima di andare al ristorante, su una panchina al sole, dietro al casinó, mentre il mare mi regalava un tramonto nordico e sbiadito. Ecco, quel racconto, figlio di una sera ebbra e solitaria sarebbe dovuto apparire qua, oggi. Ed invece no, l'ho dimenticato, imprigionato fra le pagine di quel libro, imprigionato fra la mia memoria alcolica e labile di una sera strana sul lungomare di Ostenda.

giovedì 28 maggio 2009

Noir désir

Osservo le tue mani delicate, quasi infantili ed i tuoi occhi a mandorla, nervosa noto appena che mi riempi deliziosamente il bicchiere d'acqua in questo freddo e grigio giorno di quasi estate, e sorrido conscia che tu mi respingerai temendo chissà quale trappola ed invece il mio è solo un oscuro desiderio di toccare la tua pelle, un oscuro desiderio di assaporare le tue labbra esotiche, annusare il tuo corpo e sentire il tuo calore, e non ho voglia di parole inutili, solo di te, e non so come dirtelo, e non so come fare.

mercoledì 27 maggio 2009

I bless the rains down in (Asia)


Per un istante il sole illumina questi giorni di sogno, uno squillo del telefono mi richiama da ricordi odorosi di cielo e terra, la tua voce, una voce che non conosco ma che desideravo ascoltare, e. Mi domandi che faró ora, partire, andare, ti prego, lasciami l'illusione che mi condurrai nella tua isola di sogno, a pescare gamberetti con le mani mentre il sole brucia la sabbia candida di granchi e foreste a picco sulle onde di liane e sandalo, lasciami l'illusione di sere calde a passeggiare fra mercatini esotici ridendo spensierati mentre la pioggia inzuppa i nostri cervelli, lasciami l'illusione che non avró paura, sarai solo tu, saró solo io.

lunedì 25 maggio 2009

Uno nessuno centomila

Ora il tuo volto è confuso fra i mille incontrati in questi caldi giorni di quasi estate, provo inutilmente ad immaginarti ma la mia mente svicola stanca, il sole illumina i miei pensieri assonnati di una notte di viaggio, tu hai giocato con me ed io sono caduta nella tua trappola, hai giocato con me in una piazzola autostradale, sceso da un bus che gira, fuori da una stazione in attesa che un treno riparta, tra note reiette di Mahler, in una telefonata pneumatica, gioielli scintillanti e gelati stravaganti, nel tuo ufficio buio di menzogne ed allusioni, tenendomi per mano mentre dormi in un film con troppi morti, braccia fasciate da una maglietta attillata ed eri uno, non eri nessuno e siete stati centomila.

domenica 17 maggio 2009

L'immagine è stata aggiunta

Io e te, uno sguardo che non riesco a sostenere, svicolo, scarto, mi sposto, ma basta un attimo, i tuoi occhi neri nei miei occhi neri, il cuore ha un sussulto, sfuggo ancora, parole ed allusioni leggere, so che non avrei dovuto, so che entrare nel tuo rifugio sarebbe stato troppo pericoloso, ma non potevo resistere, non ne sono mai stata capace, e tu approfitti della mia debolezza, approfitti di questi giorni di nuvole e sole e pelle bruciata e mente svagata per incrinare la mia corazza di aria e pensieri, ne approfitti per trafiggermi ed inchiodarmi, ne approfitti ed io sorrido, non sono più solo un'immagine ma sono il corpo avvinto al tuo.

martedì 12 maggio 2009

Corridoio

Percepí la sua presenza non appena l'ascensore la sputó in quel corridoio blu di moquette polverosa. Il suo profumo riempiva lo spazio. Sbirció appena verso la sua porta, conscia che lui fosse dentro quella stanza, a pochi passi da lei, separato da un sottile strato di cartongesso. Lo immaginó seduto alla scrivania, la stanza illuminata appena da quelle lampade imponenti di acciaio e vetro. Per un attimo le parve di udire la sua voce oltrepassare la soglia e diffondersi nel corridoio, seguendo la scia del suo profumo. Rimase ferma un istante e sorrise fra sé. Poi lenta, i passi attutiti, percorse quel corridoio, quasi trattenendo il respiro, perché lui non sentisse, perché lui non sapesse.

mercoledì 6 maggio 2009

Una sera qualunque

Il fiume scorre lento incuneandosi fra le case, lei guarda affascinata l'acqua scura appena screziata da riflessi di lampioni lontani mentre passeggia sola sugli argini erbosi, l'aria fresca di una sera di metà primavera le accarezza il viso. Intanto le ore passano quiete, un passo dietro l'altro e già si annuncia ad est l'alba luminosa di un altro giorno, l'acqua a poco a poco schiarisce, risplende e per un istante intravede danze di sirene, richiamo irresistibile ed immergersi non è altro che un passo al di là della riva.

lunedì 4 maggio 2009

Mani

Lei si accorse che non ricordava assolutamente il suo volto. Era passato poco tempo, un paio di settimane appena, e la memoria già aveva cancellato i tratti del suo viso dalla mente. Anche il suo odore era una sensazione inafferrabile, quell'odore che l'aveva attratta cosí prepotentemente da farle abbandonare ogni difesa, ogni pudore. Sorrise. Restava il ricordo delle sue mani sul suo corpo, la sua lingua che esplorava ogni anfratto del suo volto, in modo quasi osceno, e quello strano desiderio inconfessabile che lui diventasse qualcosa di più di un sogno che sarebbe svanito all'alba, all'angolo di una strada qualunque.