martedì 21 luglio 2009

Parentesi

Ci riparammo dal temporale in un androne buio, grosse gocce rimbalzavano sul selciato lucido e lampi vicini infrangevano un cielo di cristallo nero, io osservavo affascinata l'acqua intrappolata fra i tuoi capelli neri ed annusavo l'odore della tua pelle calda ed umida, mentre tu impaziente aspettavi il diradarsi delle nubi e poi, d'improvviso, un forte vento sembrò cogliere le tue silenziose suppliche, un raggio di luce spezzò le ultime resistenze e quella piccola parentesi bagnata fu l'unica volta che ti incontrai.

lunedì 13 luglio 2009

L'abbraccio

Attraversavo lo spiazzo di fronte al teatro quando la vidi. Il vento freddo le stringeva la gonna contro le gambe nude, lei sembrava avvolgersi stretta in un maglione grigio come questo cielo, e per un istante avvertii il gelo che la penetrava. Guardava a terra, camminando veloce e quasi assente. Le sorrisi. Lei mi sbirciò, un po' sospettosa, un po' incuriosita. "Il fait froid", le dissi. Annuì, deliziosa. Mi avvicinai, rapido l'abbracciai per scaldarla. Per un istante rimase rigida, come ghiaccio fra le mie braccia. Poi a poco a poco la sentii sciogliersi, e non rimase di lei null'altro che una pozzanghera ai miei piedi.

giovedì 9 luglio 2009

Ascoltare

Ascoltare l'alba dietro le finestre. Ascoltare piccioni che tubano sui fili del telefono, il cigolio delle scale mobili della metro. Ascoltare il profumo dei tigli, i passi veloci di un uomo che corre, le auto al semaforo ripartire rombando piano. Ascoltare il vento che solleva le gonne e scompiglia acconciature, due uomini che fumano il sigaro, barattoli di marmellata per la colazione. Ascoltare tu che mi porgi il caffè, il cucchiaino che urta il bordo della tazzina, lo zucchero sciogliersi. Ascoltare le foglie che si muovono al sole, i tavolini dei ristoranti in discesa, bicchieri di vino in bilico sull'infinito. Ascoltare, e sentire.

martedì 7 luglio 2009

Les dames

C'erano poi quei giorni insensati, quando lei ordinava cibi improbabili -canard, caricoles- accompagnati da vini con nomi altisonanti, e rimanevo affascinata ore ad osservare i suoi dentini aguzzi lacerare i bocconi, avida ed insaziabile, mentre un corteo infinito di camerieri compariva e spariva dal nostro spazio. Ed io non desideravo altro che sdraiarmi in un parco, lasciare che il sole scaldasse i miei sensi ottenebrati da troppo silenzio ma lei rimaneva lì, seduta in quella terrazza d'hotel a sfogliare giornali stranieri senza peraltro leggerli, solo a sbirciare l'ennesimo titolo incomprensibile, per poi obbligarmi con un cenno a seguirla in camera, le tende pesanti a celare la luce, le tende pesanti a celare i nostri corpi.

giovedì 2 luglio 2009

Schizzo/2

Lei giace addormentata nel letto sfatto, esausta. Ascolto il respiro lieve. Sulla sua pelle tracce di me, lividi che affiorano appena, graffi feroci che hanno macchiato di sangue le lenzuola candide di questa stanza d'albergo. Mi alzo e mi rivesto veloce. La sua mano si allunga fra le coltri, a cercarmi nel sonno. Per un istante rimango ad osservarla, per un istante penso che potrei rimanere lì, ad aspettare il suo risveglio. Sorrido. Mi avvicino cauto, sfioro con la punta delle dita il suo corpo umido di sudore. Il suo odore mi turba. Chiudo gli occhi a riportare alla mente le sensazioni. E schizzo via.