lunedì 28 dicembre 2009

Eros, thanatos ed un bicchiere di vino

Lasci cadere alcune gocce di vino sulla tovaglia, riempiendo il bicchiere. Osservo le macchie color rubino chiazzare la tovaglia candida, interrompendo il flusso dei miei pensieri grigi. Tu sei distratto da un'avvenente ragazza vestita di sogno seduta al tavolo accanto al nostro, avverto l'ombra di un fugace sorriso sul tuo viso mentre la sbirci incauto. Il cameriere riconosce in noi quelle coppie stanche che trascinano in silenzio pasti troppo lauti per riempire il nulla che ci angoscia (ora mi assalgono la mente lezioni filosofiche di cui discettavamo in tempi felici-i tempi della nostra scoperta). Mi alzo per recarmi alla toilette (nei ristoranti non esistono bagni, ma solo francesi toilettes, antri sepolti in sottoscala fetidi ed oscuri), mi accorgo che ti riassetti involontariamente la cravatta (lei ti sta sorridendo, ormai) e decido di inciampare negli scalini ripidi, ruzzolare giù, cadere ed abbandonare per sempre questa finzione che ci avvinghia imprigionandoci in ruoli che non sappiamo recitare.

martedì 22 dicembre 2009

Quel che fui

Ora tu mi domandi del mio passato, io taccio ed invento una storia qualunque, in ginocchio ai tuoi piedi. Tu ascolti il mio silenzio ed immagini la mia pelle sfiorata da mani non tue, immagini altri uomini che rapirono il mio cuore ed il mio sesso, immagini notti buie in cui le mie gambe si intrecciarono ad estranei fuggenti. Un fremito ed un leggero sorriso colmo di triste consapevolezza, mentre afferri violento i miei capelli, mentre mi colpisci con forza, mentre mi baci ed aneli il mio corpo. Un fremito ed un leggero sorriso, mentre fuori scende bianca la neve a ricoprire ciò che fui, ciò che fosti, per lasciarci liberi di diventare quel che siamo.

giovedì 17 dicembre 2009

Où sont les mots?

Mi guardi. Io vedo le parole imprigionate dietro ai tuoi occhi ed ascolto il tuo silenzio. Il mio cuore tenta di dare voce alle tue labbra appena schiuse in un dolce sorriso. L'ennesimo lampo di tristezza trafigge il tuo volto sereno. Le mie mani cercano le tue, il respiro rallenta, quasi sento battere il tuo cuore, o forse è il mio, tutto si ferma, sospeso nel freddo di questi ultimi giorni dell'anno. Un sospiro, trattenuto, quasi pudico. Poi tu ti avvicini ancora, il tuo corpo sfiora il mio, adesso. Il sorriso svanisce, un'ombra oscura il tuo sguardo profondo. E mi sussurri "succhiamelo".

lunedì 14 dicembre 2009

Senza il tuo tocco, io non esisto

Lui afferrò una manciata di fango dalla terra bagnata dopo giorni di pioggia fredda. Cominciò a plasmarla in forma umana, lisciando le asperità frammiste con cura e dedizione. Piccoli schizzi imbrattarono la sua camicia candida. Il fango prese forma, a poco a poco. Un volto sereno, le curve dei fianchi. Una piccola bambola di terra. Per un attimo osservò il risultato, poi si accorse dellle proprie mani bianche e fangose, ormai. Avrebbe voluto ripulirle, ma intorno a lui non vi era nulla, nessuna fonte di acqua limpida dove purificare la sua pelle, nessuna possibilità di eliminare quelle macchie dalla sua biancheria preziosa. Scoppiò a ridere, e la piccola bambola sussultò, piena di vita.

lunedì 7 dicembre 2009

Se ti affacci sull'abisso, l'abisso si affaccia in te

Lui si riflette un istante nei miei occhi scuri. Le parole cessano, resta il silenzio di quello sguardo. Io non so che fare, mi trattengo un istante di troppo, lo so, quando l'unica azione ragionevole sarebbe fuggire. Non ne sono capace. Di essere ragionevole e di correre via con questi tacchi troppo alti. Ascolto la mia anima di fragile vetro incrinarsi ancora un poco. Una piccola scheggia di spasmi violenti e dolorosi ed un impulso animalesco ad allungare una mano e toccarlo, per sentire la sua pelle sotto le mie dita, avere la certezza della sua esistenza materiale. Ma le forze mi abbandonano, anche quel piccolo gesto diventa impossibile, rimango immobile affacciata a specchiarmi in quell'abisso delizioso di fantasia ed inferno.

venerdì 4 dicembre 2009

Espiazione

E' stato solo un fremito, appena percettibile, un fremito, e null'altro. Nemmeno un pensiero, solo un brivido dei sensi, subito taciuto, subito soppresso. Innegabilmente una prova a cui sono stato sottoposto, una tentazione divina per valutare le mia fede, la mia forza. Nulla da espiare quindi, nulla. Non rimane che pulire gli schizzi che insanguinano le mie scarpe, celare il suo corpo privo di vita da qualche parte, continuare a pensare che ormai avesse venduto l'anima a chissà cosa, che fosse un oggetto maligno che andava distrutto.