martedì 29 settembre 2009

Lacrime

La sorprendo in un ascensore a piangere. Le lacrime restano imprigionate nelle sue ciglia nere, poi scivolano piano lungo il volto chiazzato e cadono a terra. Lei non emette rumore alcuno, lascia semplicemente che il pianto scorra via, e fissa la pulsantiera ostinatamente, fingendosi ignara del mio corpo accanto a lei. Le porte si aprono, i piani si susseguono, ma lei non scende, resta immobile a piangere ed io non posso far altro che stare al suo fianco, non posso far altro che aspettare il momento in cui sarà pronta a rifugiarsi fra le mie braccia, mentre continuiamo a rimanere intrappolati in questo ascensore funzionante.

lunedì 21 settembre 2009

Penelope o la sventura del viaggio di Odisseo

Mi affacciai appena in tempo per vederti sbarcare sull'isola. Osservai il tuo camminare lento ed un po' stanco, scomparisti dietro ad una curva e potei solo immaginare il tuo inerpicarti faticoso sui ciottoli che lastricano la via. Per un attimo temetti nervosa l'istante in cui avresti bussato alla porta. Avresti portato con te il racconto di quei mesi lontani, ed io invece null'altro anelavo che il tuo corpo contro il mio, null'altro che le tue mani ruvide sul mio viso. Bussasti. Un silenzio imbarazzato quando aprii la porta. Davanti a me non c'eri tu.

mercoledì 16 settembre 2009

Un ricordo

Eri fermo, in piedi, in cucina. La giacca ancora indosso, la valigia nella mano. Arrivavi, ricordo. Io cucinavo un piatto esotico, ne prendesti cinque porzioni, ma quello avvenne dopo, eravamo seduti nella sala da pranzo, ed invece io voglio ora ricordare quel momento strano, sospeso, quando tu in cucina mi osservavi muto. Non ci vedevamo ormai da quanto? tre anni, mi pare. Io indossavo quella maglia stampata, parlavo a raffica di cose inutili, ero nervosa. Tu rimanesti in silenzio per quella che mi sembrò un'eternità. Il pollo sobbolliva nella salsa al cacao. Ed avvenne. Un istante magico. Ti guardai, un sorriso timido, smisi di farneticare invano. Mi avvicinai a te e ti sfilai la valigia di mano. La afferrai, e la portai nella tua stanza. Tu mi seguisti in silenzio.

venerdì 11 settembre 2009

L'invito

Che poi, quando aprii la porta, spinto da una strana intuizione, poiché di certo non aveva bussato, tutt'al più sfiorato la maniglia, e la vidi ferma ad osservare un batuffolo di polvere imprigionato nello zerbino, ecco, in quel momento mi sentii maledettamente a secco di parole, e non riuscii nemmeno a proferir "entra", ma lei colse il tacito cenno che le indirizzai con gli occhi e varcò la soglia, si sfilò le scarpe, bighellonò curiosa per la stanza ed infine, felinamente, quasi, si acciambellò su una poltrona sospirando. Armeggiai nervoso con una bottiglia di vino, le porsi un calice imprecando fra me, e cercai nella memoria l'istante in cui avevo formulato l'invito a venire da me. Non lo trovai.

giovedì 10 settembre 2009

Le marriage

E poi lui comparve, novello Eros di mare e sogni, a scompigliare gli animi ed abbattere le certezze che come muri ergevi contro la vita. Per un istante sorrisi, ammirando le foto di quel matrimonio fasullo che non si sarebbe celebrato, per un attimo ti pensai, splendida ed infelice in quell'ipocrita abito bianco, e ringrazia le stelle per colui che ti avevano inviato, ringraziai il cielo per averti tratta in salvo, per il coraggio di spezzare la trappola che ti eri costruita. E pur sapendo che avresti ignorato le mie parole, ti sussurrai.

lunedì 7 settembre 2009

La camera


Lei mi aspettava in camera. Attraversai i corridoi silenziosi e bussai piano. Lei domandò "chi è?" e colsi nella voce una strana trepidazione, ansia, forse, un po' di paura, attesa, desiderio. Sorrisi appena. "Sono io". La porta si aprì. Lei mi aspettava quasi vestita, o quasi nuda, non saprei. Sulla pelle il segno netto dell'abbronzatura, là, dove i raggi del sole non l'avevano sfiorata, a ricordarmi che l'estate volgeva al termine. La seguii nella camera lussuosa ed inopportuna, lei stappò una bottiglia di champagne, come in un film dozzinale di seduzione nemmeno a buon mercato. Era talmente surreale, le tappezzerie, i fiori, frutta sul tavolino, cuscini ovunque e lei, un golfino indosso e tacchi alti, collana e null'altro. Ed uno strano sguardo timido, arrendevole, mentre sorseggiavamo in silenzio il vino, in cerca di un mio gesto che la rassicurasse, ero lì per lei, e per null'altro.