sabato 30 dicembre 2006

Il gatto di Voltaire

Allungò una mano ad accarezzare lentamente il suo pelo lucente, temendo di svegliarlo ma non riuscendosi a trattenere. Lo desiderava, desiderava davvero sfiorarlo, anche se sapeva che il suo tocco sarebbe stato doloroso, lo era sempre stato ed anche questa volta non ci sarebbero state eccezioni. Per un attimo pensò di rinunciarvi, ma già le sue dita si protendevano verso la sua schiena che si sollevava ritmicamente per il respiro. Immaginava le sensazioni che avrebbe provato, si sentiva tesa e pronta a ritirare rapidamente le dita, mentre le avvicinava cautamente a lui, e per un attimo si illuse che ciò che stava facendo non avrebbe avuto alcuna conseguenza, e per un attimo finse che i suoi occhi non si stessero riempiendo di lacrime.

mercoledì 27 dicembre 2006

Alla fine

Preparai, per l'ennesima volta, le valigie. Ero stanca, ero davvero stanca e sapevo che avrei dovuto smettere con quella vita strana e sconclusionata, ma l'alternativa, quello verso cui il mondo intero sembrava spingermi, mi appariva assolutamente insensata. Sbadigliai lenta, stiracchiandomi un po'. Era davvero questa la vita che sognavo da bambina? Non importava, non ricordavo quali fossero stati i miei sogni, tutto ciò che volevo, al momento, era chiudere gli occhi e dormire, ed invece preparavo una stupida valigia per un viaggio che non avrei mai vissuto.

sabato 23 dicembre 2006

New day

Ero stanca e frastornata da una giornata ventosa e fredda e tersa, un Campari e null'altro nello stomaco e una pipì impellente, e tu mi parlavi fitto fissandomi le labbra, cosa che mi inquieta sempre poiché sono portata ad individuarla come segnale di un'attrazione malcelata, e credo di aver anche barcollato un po' quando noncurante mi hai sfiorato il braccio, ma davvero non sono riuscita a fantasticare nemmeno un momento sui tuoi occhi di velluto nero: e me ne sono preoccupata. Ho cercato di addurre come scusa la giornata ricca di eventi, ma tu eri davanti a me, suadente, ed io avrei voluto essere attratta da te, sarebbe stato liberatorio riempire la mia testolina vuota con un'ennesima stupida fantasia inconsistente ed improduttiva. Nulla. Poi tornai a casa e quasi non avevo fame, e così pensai che forse quello sarebbe stato davvero il primo giorno della mia nuova vita. Non fosse stato per il Campari.

venerdì 22 dicembre 2006

A chi si è perso e a chi si ritroverà



Cosa mi mancava? Mi mancava il sole sulla pelle in quel pomeriggio di fine anno, mi mancava qualcuno con cui parlare e che mi ascoltasse davvero, mi mancava un pizzico di originalità, per non continuare, banalmente, a pensare sempre queste cose. Mi mancava il Nilo, e la luce e le invocazioni di un muezzin lontano, mi mancava il tuo sguardo ed il tuo sorriso e la speranza, mi mancava soprattutto la speranza che ti avrei ritrovato in un altro sguardo, in un altro sorriso. Continuavo a pensare che se fossi stata diversa non ti avrei perduto, se avessi avuto coraggio non avrei perduto i tuoi occhi e le tue carezze, poi mi voltai e davvero c'era qualcun altro, c'erano altri sorrisi, c'erano altre mani pronte ad afferrarmi.

sabato 16 dicembre 2006

Lady Vengeance

La colonna sonora risuona riempiendo le stanze vuote di un inutile sabato pomeriggio, ed io cerco qualche nuova illusione per smettere di pensare ad un tempo che passa lento e nebbioso, mentre osservo i minuti scorrere ed una implacabile malinconia si avvinghia al mio cuore con gli ultimi raggi di un sole stentato che lambiscono un tetto di nuvole e freddo. Ed intanto Lady Vengeance risuona, un violino sfiora note sublimi ed oziosamente mi domando per l'ennesima volta chi sarà mai, e scaccio pensieri rancorosi, ed un timido sorriso mi sfiora aspettando la decisione di allontanarmi da questa trappola per sfogliare pagine di un libro non ancora scritto.

mercoledì 13 dicembre 2006

Dormire

Io so che cosa avrei fatto, ci fosse stato il sole ed il rumore del vento che freme fra le foglie ed i rami di un'acacia spinosa. Avrei chiuso semplicemente gli occhi e mi sarei addormentata, incurante dei pericoli e dell'arsura, del sole troppo forte e degli insetti fastidiosi. Avrei dormito ore ed ore, persa in quello spazio sconosciuto ed ostile, ma tu mi strattonasti indicandomi l'orizzonte, impedendomi di abbandonare ogni difesa, ed io, per stanchezza, più che per convinzione, mi lasciai trasportare dalle tue parole in un mondo senza sonno e senza sogni, ed ora rimpiango la mia fantasia rimasta impigliata nella trappola della tua realtà.

domenica 10 dicembre 2006

Spazio


Se solo avessi saputo far cantare la mia anima come tu mi avevi chiesto, le note avrebbero portato il ricordo della polvere che avevo calpestato e la luce che il mio sguardo aveva catturato nei lunghi giorni di sete e sogni, ed il mio canto ti avrebbe catturato mentre la mia anima splendente e misteriosa si sarebbe svelata lentamente a te, e gli spazi che ci tenevano distanti non sarebbero più esistiti e tutto, tutto sarebbe stato finalmente solo amore, me io ero troppo silenziosa e tu troppo assente, ed inutilmente provai per un istante, per un istante solo ad urlare per riuscire a far uscire la mia voce, ma tutto ciò che rimase era il limpido spazio tra noi, e forse bastava il cielo a riempirlo.

venerdì 8 dicembre 2006

Sprangato

Voleva davvero conoscere ogni piega della mia pelle, ogni neo, ogni cellula del mio essere assolutamente inutile; mi tempestava di domande sul mio passato, sulle mie sensazioni ed io non riuscivo a capire se fosse gelosia o solo una folle perversione che mi legava a lui. Non impediva le mie azioni, non urlava se ero uscita con un altro uomo, anzi, si crogiolava nei miei racconti domandandomi particolari intimi, ed io ne uscivo sempre un po' troppo svuotata, come se con le parole gli regalassi anche la mia vita, e a me ne rimanesse qualcosa in meno. Non esistevano misteri, nessun segreto, eppure tutto della sua vita mi era oscuro, come una casa sprangata le cui stanze fossero ricolme di vite altrui, ed io fossi solo una di quelle stanze, fossi solo un modo per riempire un vuoto doloroso della sua paura di esistere.

lunedì 4 dicembre 2006

Ennui

Uno strano languore di palpebre pesanti e desiderio di coltri spesse ad allontanare il freddo di un inverno che avanzava. Strusciavo la mia nuca sulla tua mano abbandonata inerte ed immobile, e desideravo solo addormentarmi per dimenticare la noia di una sera come tante, troppa tensione nell'aria (c'era sempre troppa tensione), decisioni rimandate all'infinito ed un leggero eccesso di alcool e zucchero nelle vene, che ci rendeva consci del nostro corpo stanco e vivo, e parole non dette, sussurri bisbigliati ed il tuo cinismo ormai inutile, mentre lei giocava con un altro e tu non riuscivi nemmeno più ad ingelosirti, non riuscivi nemmeno più a credere che lei sarebbe andata via e non l'avresti rimpianta.