martedì 30 marzo 2010

Il principe

Lo sbircio, rapidi sguardi per non farmi sorprendere. Sbircio il suo nobile profilo, le sue labbra dolci, chiuse e morbide. Trattengo quasi il respiro, affinché lui non sia turbato dalla mia presenza. Sbircio la sua pelle liscia e candida, laddove sparisce celata dal colletto inamidato di una camicia perfetta. Sbircio le sue mani, che stringono eleganti una penna nera. Sbircio i ghirigori che lascia sul foglio, parole d'inchiostro che raccontano un mondo a me sconosciuto, che raccontano un sogno mai avverato. Essere accanto a lui, in silenzio. Risplendere della sua luce. Null'altro.

venerdì 26 marzo 2010

Idolo

La obbligo ferocemente a prostarsi ai miei piedi, in adorazione del mio corpo, in adorazione della mia potenza. Lei giace abbandonandosi completamente al suolo, una mano avvinta alle mie caviglie, la testa china a sfiorare la nuda terra. E poi un attimo, un lampo. Lei volge il suo sguardo su di me. Mi trafigge con il suo scherno, mi trafigge con l'ardire della sua azione. I suoi occhi limpidi, puri e maliziosi al tempo stesso, bramosi e divini, violentano la mia pelle candida, si soffermano sul mio volto, fra le sue labbra rosse guizza impudica la lingua. Avverto l'odore della sua eccitazione, la rabbia mi assale e vorrei colpirla, ma non posso, la mia pelle non può toccare la sua, insozzerei la mia anima, soccomberei al desiderio.    

giovedì 18 marzo 2010

Zucchine sparse (una cena rubata)

Tu mi cingi,
mentre brandisco
maldestra
un coltello contro
ortaggi inermi.
L'acqua nel lavello
scorre
fredda
limpida.

Tu mi cingi,
il tuo corpo triste
dolce
affamato
contro il mio.
Ortaggi inermi
affettati
cadono in ciotole capaci.

Io mi volto,
in mano
ancora il coltello
che uccise
le nostre prede vegetali
mentre sul fuoco
cuoce la pasta.

mercoledì 17 marzo 2010

Fusionale

Le sue dita premono ora forte sulla mia nuca, la pelle si tende dolorosamente, e d'un tratto si lacera. Le sue mani entrano nella mia carne ora, affondano fino all'osso procurandomi una sensazione elettrica che arriva fino al cervello, inondandomi di dolore e piacere al tempo stesso. Le sue mani continuano a sprofondare in me, nel mio corpo lacerato che si apre per accoglierlo, grosse gocce di sangue cadono sulle sue scarpe lucide, sui miei piedi nudi. Il suo corpo entra in me, poi d'improvviso mi volto e lui è sparito, accarezzo la mia nuca e percepisco il suo calore, il suo tocco caldo, la sua pelle nella mia.

lunedì 15 marzo 2010

Una notte insonne

Lei aspetta il rumore dalla porta che si chiude alle sue spalle. Ma lui è fermo sul pianerottolo, le mani che tremano un poco appoggiate alla maniglia, incapaci di aprirla. Lei vorrebbe supplicarlo di restare, di non andare via. Rimane in silenzio, mentre lui cerca la forza di uscire nella notte quieta e silenziosa di quei giorni di quasi primavera. Il tempo pare rallentare, dilatarsi e dissolversi, poi lui apre la porta, lei smette di trattenere il respiro, per strada qualcuno grida, lei si rigira nel letto stanca aspettando un sonno che non verrà.

martedì 9 marzo 2010

In terra

Mi lascia cadere ai suoi piedi. Lui finse di non accorgersene, mi calpestò senza fermarsi, le suole delle sue scarpe affondarono nella mia carne lacerandola, e lui passò oltre. Lo seguii con lo sguardo, lo vidi lanciarsi nella vita con un ardore che a poco a poco si affievoliva. Io rimanevo in terra, rimanevo distesa incapace di alzarmi, incapace di trovare un appiglio per risollevarmi da quella strana prostrazione dell'anima in cui mi ero gettata consapevole vittima di un sogno troppo ardito per essere realizzato.  Rimanevo in terra a guardare l'erba rinverdire dopo un inverno freddo che ne aveva gelato le radici, rimanevo in terra ad annusare i timidi fiori che annunciavano che era giunto il tempo di alzarsi, e correre da lui.

mercoledì 3 marzo 2010

Eretica (erotica?)

Mi inginocchiai a pregare. Percepivo il freddo del pavimento sotto le ginocchia, reclinai un poco il capo, e mi accorsi dell'inopportuno erotismo di quella posizione, mi accorsi dell'inopportuno erotismo che scaturiva in me in quella circostanza. Avrei dovuto pentirmi, di cosa non so. Ma in realtà mi eccitava quella strana commistione di peccato percepito, redenzione, spiritualità carnale, quell'anelare al divino altrove, ben conscia che il divino era in me. La negazione che avrei dovuto impormi in quei momenti, la negazione della mia carne, dei miei sensi, mi appariva il vero male, la scissione del mio corpo dalla mia anima il peccato originale che dovevo redimere. Pensai a Cristo, il suo essere uomo e Dio, ecco, il vero messaggio. Sorrisi. Aprii gli occhi e lo vidi, poco distante, accanto all'altare. Lui osservava il mio corpo inginocchiato, ed immaginava.

lunedì 1 marzo 2010

La carezza

Poi lei si accoccolò al suo fianco, la mente vuota ed i sensi satolli. Lui si girò verso di lei, ed ecco. Quel gesto inaspettato. Un carezza lieve sul suo viso. Lei fremette, per un istante temendo di impazzire. Un piccolo schianto, una breccia nell'armatura di ghiaccio del suo cuoricino. Spalancò gli occhi, poi nascose il viso nell'incavo della sua spalla, perché lui non vedesse, perché lui non capisse. Ma lui non guardava, lui si domandava soltanto per quanto tempo avrebbe dovuto ancora fingere un qualche interesse (un minuto, cinque? di più?) prima di potersi rivestire senza sentirsi troppo in colpa (un po' in colpa si sentiva sempre, comunque), prima di poter tornare alla sua vita, alla sua vera vita, lontano da quella squallida stanza dove i suoi sensi prendevano il sopravvento, dove quel corpo lo attendeva smanioso ogni volta che desiderava calarsi negli abissi della sua perdizione.