venerdì 20 gennaio 2006

Sud

Partimmo una mattina di metà luglio, diretti a sud. Il grano era già stato mietuto, e colline di stoppie arse dal sole, ulivi e cipressi ed uno strano profumo di erbe sconosciute. All’ombra di una chiesa abbandonata ci fermammo ad ammirare colline e mare, e la luce ci riempiva gli occhi e l’anima. Cicale frinivano. Indolenti, accaldati, cominciammo a schernirci sulla necessità dell’anima di andare a Sud, dove tutto sembra permesso ed il calore del sole ci ricorda che siamo uomini di corpo e calore e voglia di granita di limoni.
Tu avvertivi ineluttabilmente che non saresti più stato capace di tornare indietro, sapevi che il Sud aveva ormai rapito la tua anima e quella era la tua casa, il tuo inizio e la tua fine, e nel sole del meriggio ti avvinghiasti alla terra e io depredai un albero di fichi, oh, delizioso miele dei fioroni, e poi non so come, giungemmo a destinazione, la piazza, il caffè, le stanze chiuse dall’anno prima, un idioma lontano, e la vita non avrebbe potuto essere più meravigliosa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...forse la migliore sintesi del sud mai scritta...

Anonimo ha detto...

... e odore di asfalto bagnato, frutti maturi, sale... rombare di motorini, "lape" tossicchianti, cani bradi... Sud... pomodori rossi crudi alla fermata del bus...