sabato 28 gennaio 2006

Ananke

Immaginavo le stanze fresche, con la luce che filtrava appena dalle persiane in un’assolata mattina di fine luglio. Tu poltrivi tra le candide lenzuola di lino, il forte aroma del caffè ti avvisava che era ora di alzarsi, ma tu, pigro e svogliato, continuavi a fissare le macchie di luce sul soffitto nella vana speranza di riaddormentarti, per ricongiungerti ai sogni interrotti da un inaspettato senso di urgenza che ti aveva colto nel sonno e che non riuscivi bene a cosa attribuire. Con un inaspettato guizzo di energia ti eri alzato, quasi repentino, ed il contatto fra i tuoi piedi ed il freddo pavimento ti aveva provocato un piacevole brivido, poi avevi lasciato vagare lo sguardo in cerca di un particolare che ti suggerisse quale fosse il motivo di questa nuova e strana ansia, ma avevi desistito in fretta, lasciando che il corpo seguisse i tuoi passi che lentamente abbandonavano la camera per trascinarti nel corridoio oscuro che sempre temevi. Nessuno spettro si rivelò, essendo passata da tempo l’ora più buia dei fantasmi, e tu solo, spirito di carne e pelle e ossa e pensieri, proiettasti la tua ombra tremula sulle pareti spoglie fin lì, fino alla porta del bagno. Entrasti cauto mentre la verità si rivelava luminosa a te. E mentre pisciavi, sorridevi ebete al nuovo giorno.

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