venerdì 20 gennaio 2006

Il nemico

Bisognava seguire la strada che costeggiava la collina e poi svoltava verso i campi, e avrebbe dovuto essere difficile perdersi ed invece accadde, e davvero non avremmo mai saputo dove passare la notte, se non avessimo incontrato quel pastore di venti capre.

La casa era di argilla cruda, adagiata lungo un canale, fuori poveri panni stesi ad asciugare, ed il profumo del montone stufato e okra e dolci di miele e mandorle. Il the dolce di menta e zucchero lavò in un solo istante la stanchezza degli ultimi chilometri mentre una mano soave versava per noi acqua in un catino a sciacquare via polvere e vento dai nostri corpi. Sedemmo insieme al desco, e la nostra fame era la loro ed i loro gesti erano i nostri, un solo pensiero verso la notte che scendeva veloce lungo il fiume magico.

Poi ci sdraiammo, solo il gracidare delle rane accarezzava i le nostre menti, mentre tutta l’umanità sembrava confluire in quell’attimo beato, dove l’unione è l’unica verità che freme alla dolce brezza dell’infinito.

Lontano le bombe continuavano a cadere.

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