giovedì 28 gennaio 2010

Fame

Lei ascolta il rumore della porta che si chiude. Lui se n'è andato. Per un attimo trattiene il respiro. Poi si rifugia fra le coperte che sono impregnate ancora di lui, del suo calore, del suo odore, del suo corpo. Chiude gli occhi fingendo che lui sia ancora lì, accanto a lei. L'ennesima menzogna. In strada un'auto parte. Lei si alza dal letto, girovaga nuda per la stanza buia. Raccoglie i vestiti da terra e si riveste, lentamente, con cura. Sorride davanti ad uno specchio, mettendosi il rossetto. Afferra la borsetta, una giacca ed esce. La notte è appena calata.

martedì 26 gennaio 2010

L'estranea

Rimango immobile per un attimo che sembra eterno, il capo fra le mani e gli occhi serrati per non guardare la tua vita senza me, per non guardare le stanze dove vivi, i pavimenti che calpesti, le finestre a cui ti affacci. Rimango immobile su quel divano, provando un dolore che non so descrivere, mentre fingo di sorridere, il mio corpo estraneo occupa uno spazio che non gli appartiene, il mio cuore estraneo sanguina sporcando un tappeto persiano, tu mi rimproveri ed io non posso che amarti.

mercoledì 20 gennaio 2010

Riflessi

Lei si affacciò pericolosamente sul parapetto del ponte, sporgendosi ad ammirare i giochi di luce sull'acqua torbida della Senna. Rideva infantile, salutando i turisti sui Bateaux Mouches, mentre io mi avvolgevo stretto nel cappotto a ripararmi dal vento gelido del nord che spazzava il cielo arancione di luci e nebbia. Mi guardò malinconica, per un istante. Io ero nervoso, disprezzavo me stesso per non riuscire a resistere al suo richiamo (carnale?), e mi domandai chi fosse realmente quella donna che ora appoggiava il suo capo sulla mia spalla, il suo profumo forte nelle mie narici, le sue labbra avide sulle mia. Mi parve di sentire il suo cuore battere nel petto, accanto al mio.

lunedì 18 gennaio 2010

Una domenica, in chiesa

Mi pare quasi di scorgere una lacrima intrappolata fra le lunghe ciglia nere di lei, durante la preghiera. Lui siede un poco distante, ogni tanto un'occhiata fugace nella sua direzione. Lei ha un'aria triste, quasi afflitta, eppure irradia una certa luce. In lui invece noto una strana mestizia ed un fervore quasi impudico. Nessuno dei due si comunica, nessuno dei due si reputa degno del perdono di Dio.
Rimango ad osservarli andare via insieme, vicini ed in silenzio. Per un istante ho la sensazione che la mano di lei scivoli in quella di lui, ma è davvero solo un istante, soltanto un'illusione. Fuori, l'inverno non è ancora terminato.

mercoledì 13 gennaio 2010

Una notte

Sedevo nella vetrina di un bar, in strada luci di taxi e passi veloci, sprofondando nella notte più buia aspettando il sonno che tardava ad arrivare. Tu entrasti distratto, troppo elegante, troppo perfetto (come sempre-non sai quanto io detesti il fatto che tu sia così impeccabile, nella tua camicia bianca, nei tuoi vestiti eleganti, con le scarpe lucide e l'ombrello appeso al braccio) e non ti accorgesti di me, eri di fretta, evidentemente. Curiosa sbirciai nella via. Lei ti aspettava in auto, controllava il suo trucco in uno specchietto, lunghi capelli biondi, labbra rosse ed una pelliccia sgargiante. Immaginai che l'avessi trovata in qualche periferia lontana. Tu ordinasti qualcosa da portare via, un paio di panini, acqua. Io sgattaiolai fuori, senza che tu te ne accorgessi. Per un attimo pensai di piangere. Solo per un attimo.


lunedì 11 gennaio 2010

Quel che ho di te

Lui rimane in piedi, vestito, a fianco del letto su cui giaccio nuda. Con la punta delle dita sfiora appena il mio ventre. Una smorfia dolorosa di disgusto deturpa il suo bel volto. Avverto il mio cuore spezzarsi, la mia imperfezione rivelata ai suoi occhi ormai disincantati. Eppure sorrido lasciva, sprofondando nei miei più segreti anfratti l'amarezza di quella rivelazione. E continuo a sorridere quando la sua mano mi colpisce con forza, per punirmi della mia indecente lussuria, continuo nonostante il dolore dei suoi ordini innaturali. Continuo a sorridere quando lui se ne va, lasciando sul letto tracce di lui, lasciando sul letto il pagamento di quell'ora di perdizione.