lunedì 1 febbraio 2010

Un granello di sabbia intrappolato fra le pieghe della sua giacca

Mi innervosivano i suoi urli, piacere o dolore che fosse. Risuonavano a lungo nelle mie orecchie, anche nel silenzio, anche dopo che me ne ero andato, turbandomi profondamente, lasciandomi frastornato ed inquieto per ore. Zittirla era quasi impossibile, tentai una volta invano infilandole in bocca le mutandine appallottolate mentre la sodomizzavo, e nonostante tutto i suoi osceni mugolii, seppur ovattati, erano percepibili attraverso la stoffa. Temevo che ci sentissero fino in strada, il suo piacere oltrepassava le pareti per infrangersi nelle orecchie dei passanti, il suo perverso piacere risuonava nelle orecchie del mondo intero.  

3 commenti:

Bitterkalt ha detto...

Come sembre i tuoi racconti mi catturano e mi entusiasmano un sacco, ma in questo non capisco il titolo... è una metafora?

MBarbara ha detto...

Quando siamo insieme spesso mi soffermo a guardare una piega che la sua giacca fa sulla manica. Immagino di divenire un granello di sabbia e di infilarmi lì, vicino a lui, vicino al suo corpo. Sono immondizia su di lui, in questo senso forse è una metafora, forse è realtà.

Anonimo ha detto...

...che EGOISTA!
Io sarei FELICE di condividere con l'UNIVERSO intero il "SUONO" del Tuo "sublime" piacere!
(il Tuo AV...vera sogni)