Il respiro si fece faticoso, stentato. Un singulto leggero le scosse le spalle. Lei lasciò scivolare dalle spalle l'impermeabile che si accartocciò contro la spalliera della sedia. Vidi la sua schiena nuda. Lei si voltò un istante a richiamare l'attenzione di un cameriere troppo indaffarato, lui finse di non vederla. Si portò una mano al viso (mi domandai se stesse asciugando una lacrima). Rimase quasi immobile, la mano giocherellava nervosa con un sottobicchiere. Io intanto bevevo un cattivo caffè, svogliato e in cerca di un'ispirazione che non arrivava.
Poi il cameriere le si avvicinò, lei ordinò (cosa, mi domandai ozioso), io decisi di averne abbastanza e mi alzai. Le passai accanto e nelle narici mi avvolse un profumo d'infanzia, zucchero e cannella e piccoli fiori gialli. La guardai in volto, notai il trucco un po' sfatto, l'aria triste di chi aspetta qualcuno che non verrà più, che non verrà mai. Le sorrisi..
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