mercoledì 16 settembre 2009
Un ricordo
Eri fermo, in piedi, in cucina. La giacca ancora indosso, la valigia nella mano. Arrivavi, ricordo. Io cucinavo un piatto esotico, ne prendesti cinque porzioni, ma quello avvenne dopo, eravamo seduti nella sala da pranzo, ed invece io voglio ora ricordare quel momento strano, sospeso, quando tu in cucina mi osservavi muto. Non ci vedevamo ormai da quanto? tre anni, mi pare. Io indossavo quella maglia stampata, parlavo a raffica di cose inutili, ero nervosa. Tu rimanesti in silenzio per quella che mi sembrò un'eternità. Il pollo sobbolliva nella salsa al cacao. Ed avvenne. Un istante magico. Ti guardai, un sorriso timido, smisi di farneticare invano. Mi avvicinai a te e ti sfilai la valigia di mano. La afferrai, e la portai nella tua stanza. Tu mi seguisti in silenzio.
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5 commenti:
interessante il tuo ricordo... ma chi è il protagonista?
Sarei tentata di non rispondere, perché temo che dietro l'anonimato si celi qualche lanciatrice di coltelli... Il protagonista fu un alto e biondo uomo del quale fui incapricciata per un po'. Forse per un po' troppo, alla luce dei fatti.
Azz ... come fai a sapere che sono alto e biondo (e che ho fatto il corso per lanciatori di coltelli)?
Ah no, tu parli di lanciatrice di coltelli, dunque, se la grammatica mi sorregge, di una donna ...
Boh ... la nebbia non si dirada ...
Galeazzo, la lanciatrice di coltelli è l'anonima del primo commento. Mmm, un po' di vento del mare del Nord diraderebbe quella nebbia?
mmm ... non c'è niente di peggio di una lanciatrice di coltelli anonima e rosicruciana, che commette il suo empio crimine durante la pausa pranzo (h. 12:12)!
Eh eh eh ... certo che su al Nord mangiate proprio presto, noi in Val Brembana ormai saltiamo il pranzo per non interrompere le catene produttive.
un - due - un - due - unò - due
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