
Era buio, questo lo ricordo. Era buio, e forse avevo bevuto troppo. No, non forse. Avevo sicuramente bevuto troppo, il maitre continuava a riempire il bicchiere guardandomi con sospetto. Ebbi l'impressione che pensasse fossi una prostituta in cerca di clienti da adescare. Ora mi sforzo di rivivere quegli istanti. Lo scrissi al buio, sul retro di un invito ciclostilato per un concerto di novembre. Me lo diedero nella Grand Place venerdí sera, mentre gustavo una birra troppo forte ascoltando jazz. Mi fece impressione che già ora avessero programmato un concerto per novembre. Peró non riesco assolutamente a ricordare dove lo scrissi. Ero forse già nella squallida stanza di hotel, o piuttosto seduta ancora sul lungomare, magari su un qualche scalino che scende verso la spiaggia? Sono certa che sia il foglietto sia la penna fossero nella mia borsa, no, il foglietto era in un libro che avevo finito di leggere prima di andare al ristorante, su una panchina al sole, dietro al casinó, mentre il mare mi regalava un tramonto nordico e sbiadito. Ecco, quel racconto, figlio di una sera ebbra e solitaria sarebbe dovuto apparire qua, oggi. Ed invece no, l'ho dimenticato, imprigionato fra le pagine di quel libro, imprigionato fra la mia memoria alcolica e labile di una sera strana sul lungomare di Ostenda.