Mi leghi con le tue parole che arrivano da un luogo lontano con telefonate che non riesco a decifrare: mi manca il tuo volto per capire se siano menzogne o se mi narri ancora una volta una verità che esiste solo nelle notti d'agosto affollate di gente in riva ad un mare nero ed ostile, e percepisco l'ansia di questi giorni di solitudine dove la tua vita ti appare finalmente per quello che è, interminabili ore a sfuggire da te stesso e sogni infranti che non sai nemmeno di aver sognato.
Ad ogni squillo la tua voce mi chiama, tesse la tela in cui intrappolarmi e resto incantata a guardare la tua voce che mi blandisce, che mi avviluppa e poi, dardo che infrange gli specchi, esplode in me la consapevolezza che sei solo un nulla da qualche parte nel mondo, e non mi puoi toccare, e non mi puoi ferire.
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