Lei aveva attraversato la piazza veloce, i tacchi rumorosi sul selciato, il vestito della festa che svolazzava impertinente scoprendole le gambe, lo sguardo fiero, altero quasi, in quella domenica mattina di sole ed aria fresca. Io la osservavo indolente, seduto ai tavolini di un caffè, immaginando la sua biancheria accarezzarle la pelle, il profumo dei suoi capelli neri, mentre si dirigeva verso un portone socchiuso, poi la vidi sparire ed intuii i suoi passi salire le scale, una porta aprirsi e lei sarebbe stata lì, pronta a donarsi ad uno sguardo estraneo, mentre io sorseggiavo lento il mio caffè freddo e la gente si avviava a messa, in mezzo al suono di campane festanti.
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