
La casa era di argilla cruda, adagiata lungo un canale, fuori poveri panni stesi ad asciugare, ed il profumo del montone stufato e okra e dolci di miele e mandorle. Il the dolce di menta e zucchero lavò in un solo istante la stanchezza degli ultimi chilometri mentre una mano soave versava per noi acqua in un catino a sciacquare via polvere e vento dai nostri corpi. Sedemmo insieme al desco, e la nostra fame era la loro ed i loro gesti erano i nostri, un solo pensiero verso la notte che scendeva veloce lungo il fiume magico.
Poi ci sdraiammo, solo il gracidare delle rane accarezzava i le nostre menti, mentre tutta l’umanità sembrava confluire in quell’attimo beato, dove l’unione è l’unica verità che freme alla dolce brezza dell’infinito.
Lontano le bombe continuavano a cadere.
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