Poi ci incontrammo nell'ascensore di quell'albergo, gli sguardi timorosi di incrociarsi. Tu mi seguisti silenzioso nei corridoi ovattati di lusso e tappezzeria, una chiave elettronica ad aprire porte improbabili.
E lentamente la mia mano sfiora il tuo volto, le mie dita scorrono sulla tua bocca silenziosa, il tuo respiro caldo accarezza la mia pelle e rimaniamo così, un lungo istante ad immaginare quello che potrebbe accadere, quello che succederà domani, risvegliandoci fra le lenzuola sfatte di una notte di solitudini incapaci di unirsi.
Ci lasciammo così, allontanandoci in un pomeriggio luminoso di fiocchi di neve e un vento che già preannunciava, in un modo bizzarro, una lunga primavera senza fiori, senza germogli, senza speranza.
2 commenti:
eh eh eh
Galeazzo vaffanculo !
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