Camminavano sbadati a fianco, lei fissava le piccole rughe sui suoi zigomi arroganti e poi, conscia del suo peccato, distoglieva lo sguardo piena di vergogna. Era talmente doloroso sapere che mai avrebbe potuto semplicemente sfiorare quelle deliziose linee della sua pelle che quasi non riusciva a respirare e, per la prima volta nella sua vita, avrebbe voluto essere altro, avrebbe voluto poter sognare.
Poi lui si voltò veloce verso di lei, e in quello sguardo lei affogò.
giovedì 13 dicembre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
La fantasia
D'improvviso non riuscì più a camminare e fu costretta a fermarsi, lì, immobile, sul marciapiede. La violenta sensazione che lui la stesse penetrando dietro, immagine appena evocata nella sua mente da una banale correlazione tra Parigi e una réclame tangueira, si era in quel momento, su quel marciapiede freddo e assolato di una tarda mattina di domenica, fatta talmente prepotente che sentì le sue carni dilatarsi dolorosamente e l'eccitazione esplodere in un piacere repentino e vergognoso che non riuscì a trattenere. Gemette appena, mordendosi il labbro fino a spaccarlo, fino a farlo sanguinare. Poi, umida e dolorante, riprese il cammino, ripensando a lui, ripensando a.
venerdì 26 ottobre 2012
La promessa
Lei siede sul bordo del letto intatto (intoccato? inviolato?), fintamente distratta da pagine sfogliate svogliatamente, mentre lui, in piedi, nella stanza giura a una voce distante al telefono che no, mai, non la toccherà per nulla al mondo. E le ore trascorrono pigre, la sera sfuma in una notte di vino e nebbia, e nel letto ormai sfatto solo il suono delle loro voci sempre più pericolose, sempre più vicine, sempre più. Ma lui mantiene la promessa fatta e non la tocca, ascoltando in silenzio i gemiti del suo piacere solitario.
venerdì 12 ottobre 2012
Un viso nell'ombra
Immaginavo spesso di toccare il tuo viso con la punta delle mie dita sbiadite dal tempo, la sensazione della tua barba ruvida sotto i polpastrelli, le labbra secche e riarse dal vento di tramontana che spirava salmastro lungo la costa. Tu ti ritraevi infastidito, ma io mi avvicinavo di nuovo, lentamente, e continuavo ad esplorare con la mano ogni solco lasciato dalle lacrime che non avevano rigato il tuo volto, ogni piega che i sorrisi trattenuti avevano impresso ai lati della tua bocca. Poi, di scatto, afferravi i miei polsi per distrarmi da te, e rimanevamo avvinti in una lotta inconsapevole fra le tue paure e le mie passioni, mentre l'inverno già arrivava.
martedì 9 ottobre 2012
Domenica, taxi
Fuori dalla stazione centrale, il motore acceso per mantenere il riscaldamento dell'auto in funzione e poi lei appare, impermeabile nero e aria quasi incerta, un indirizzo, un hotel in periferia e io sbircio nello specchietto il suo sguardo che percorre le vie quasi deserte e vorrei domandarle troppe cose, ma poi eccoci arrivati e lei mi domanda come ritrovarmi alla sua uscita e io non vorrei capire e dopo due ore sono lì, ma senza capire, lei ha un'aria scarmigliata, dolorante, sorridente e la riporto in stazione silenzioso e mi domando se l'abbiano picchiata pagata presa, lei allunga una banconota quasi tumefatta e io vorrei urlare ma in fondo è solo un'altra cliente, come tante.
venerdì 14 settembre 2012
Settembre
lunedì 27 agosto 2012
Il morso
Ora mordi feroce il mio petto e avverto sotto la pelle l'infrangersi di piccole vene cariche di sanguigne turbolenze. Sotto le dita leggere un leggero rigonfiamento duole palpitante, e poi compare il segno, bluastro e malcelato. Tu fingi di non esserne responsabile, come al solito adduci altrui colpe e sorridi di sguincio, stranamente taciturno mentre sfiori il punto dolente con le tue labbra arse dal sole. E poi, crudele, famelico, lupesco, azzanni ancora e i tuoi denti aguzzi perforano la pelle sottile, mentre con un dolce bacio assapori il flusso dei miei pensieri.
mercoledì 22 agosto 2012
Ad innalzar vele
Il vento sfilacciava le mie parole e i tuoi desideri. Fingevo di essere quello che avresti voluto, e smarrivo la mia essenza ad ogni colpo che infliggevi crudele. Salpammo un pomeriggio stanco, e tu ti domandavi perché mai avessi deciso di accollarti una zavorra triste, ed i miei pensieri sfuggivano silenziosi negli spruzzi di prora (tu urlavi ordini che non comprendevo, il mio corpo impegnato a mantenere un equilibrio precario in mezzo a quel sibilo costante). Approdammo a notte fonda in una cala di un'isola crudele, io infreddolita mi accostai a te e tu, come sempre, come ogni volta, mi respingesti altero, ordinandomi semplicemente di rimanere lì, come una polena ignuda, a vegliare sotto un cielo plumbeo.
lunedì 11 giugno 2012
Giocare, ancora
L'aspetto fuori dai bagni, in un angolo quasi nascosto, fischiettando sfrontato. Lei esce e mi guarda un poco sorpresa-solo un poco però. Si avvicina stranamente cauta, mi sorride. Inclina il capo e mi guarda diretta negli occhi ridenti. Appoggio le mie mani sui suoi fianchi e l'attiro dolcemente verso di me. Sento la sua pelle tenera sotto le mie dita, percepisco l'arrendevolezza del suo corpo contro il mio. Poi lascio la presa e mi allontano, un lampo di tristezza le sfigura per un istante il viso. E io immagino il momento in cui davvero sfiorerò le sue labbra con le mie, immagino quell'istante magico in cui smetterò di giocare con lei per possederla, finalmente, e ne ho timore.
mercoledì 6 giugno 2012
La sirenetta
Mi domandi di camminare al tuo fianco e io annuisco, ogni passo una pugnalata ai miei piedi martoriati, ferite profonde spaccano la pelle e la carne, scoperta, sanguinante, sfrega contro il cuoio dolorosa. Tu cammini veloce in silenzio, a volte rallenti un poco e poi riprendi nella notte ad attraversare quel bosco buio. Lontano uno scroscio d'acqua rumoreggia tra le fronde e io annuso l'aria salmastra, anelando il momento in cui la terra lascerà posto al mare risanatore delle mie piaghe pulsanti. E poi ti fermi, al limitare degli alberi, un casto bacio sulla guancia e scappi via e io sfilo le scarpe-strumenti di tortura per la tuo voyeristica passione e mi tuffo nel mio mondo liquido di piacere.
martedì 29 maggio 2012
Quel pensiero fugace
Lui si alza dalla sedia di fronte a me e per un istante fugace io mi ritrovo a fissare i pantaloni tesi sul suo sesso duro. Vertigini. Immagini sbiadite nella mia mente riappaiono crude, violente e uno smarrimento riempie i miei polmoni vuoti d'aria. Allungo incerta la mano solo per sfiorarlo, e quasi sento scottare le mie dita, quasi sento fuoco bruciare i miei nervi tesi, il mio desiderio inappagato da troppo, troppo tempo. Sorrido incerta, un lampo nei suoi occhi e il mio sguardo che ancora indugia lì, sfrontato, sfacciato, goloso.
Ti prego. Prendimi.
Ti prego. Prendimi.
mercoledì 23 maggio 2012
Qualcuno che non dormirà
Credo fosse a causa del suo essere assolutamente improbabile, in quel cappottino rosso sullo sfondo di un marciapiede dalle parti del Trocadero, io a passeggio con il cane e lei che si infila (furtiva?) nell'androne di un hotel di mezza categoria. Mi fermo davanti alle vetrate, armeggia con i tasti dell'ascensore e si volta, e di nuovo sorride estatica come se fosse una bimba sorpresa a rubare caramelle e poi lui arriva. Improbabile anche lui in una giacca troppo grande e una barbetta aguzza che quasi pare posticcia, aria dimessa da intellettuale avulso dalle cose del mondo, eppure il suo sguardo insegue l'orlo di quel cappottino e mi ricordo d'improvviso quella volta in cui la sorpresi fra le braccia di mio marito, e il fragore di quello sparo e la sua risata cristallina e innocente. Spariscono nell'ascensore, il mio cagnolino tira impaziente verso il lato opposto della strada, e rimango un istante di più ad immaginare l'attimo in cui.
venerdì 16 marzo 2012
Fuck me kitten
Mi giri, le mani appoggiate al lavello. Sollevi il vestito, abbassi gli slip e penetri impunemente, senza ritegno, senza amore, senza nemmeno darmi un bacio. Alcuni colpi violenti profondi. Poi mi obblighi a inginocchiarmi, il vestito ancora sollevato sulle anche, ad attendere il tuo piacere. Rimaniamo in silenzio, dopo, mentre tu pizzichi stancamente la mia pelle bianca, e sorridi inebetito, la zip dei calzoni ancora calata. Io penso che ho fame, sogno un granchio da martellare per gustarne la polpa, e invece solo un panino, mentre la notte scurisce il cielo.
mercoledì 14 marzo 2012
Nuda realtà
Chiudi la porta e io rimango lì, in piedi sullo zerbino. Provo a bussare una volta, sommessamente, tu non rispondi. Ma non mi allontano, tu sai che sono appena fuori dalla tua porta, ferma, in silenzio. Resti chiuso in casa, mentre passano i giorni. Fingi di essere libero, ma ti sei imprigionato dentro quella casa, per non dover aprire la porta, per non dover incrociare il mio sguardo, per non dovermi più afferrare e spingere su un letto vuoto, per non dover più addormentarti accanto a me, stringermi e pensare che un'altra vita sia ancora possibile.
martedì 13 marzo 2012
Sei metri di separazione
Di fronte a me, in attesa del metro. Viaggiamo in direzioni opposte, come sempre. Io ti guardo imbarazzata, avvolta in un impermeabile nero. Tu sorridi timidamente, accaldato, trafelato, meravigliato. Sei metri ci separano. Un poco di tristezza, mentre lontano sopraggiunge il rumore dei vagoni che si avvicinano. So che mi osservi, e poi il treno si frappone fra noi, io salgo, tu mi cerchi con lo sguardo per un'ultima volta, e poi scivolo via. E intanto il mio cuore si riempie di dolce nostalgia, e intanto veloce raggiungo le braccia di un altro.
giovedì 8 marzo 2012
Senza fine
Ancora mi colpisci con la tua assenza, ti sottrai per ferirmi, ti sottrai per fuggire dai miei occhi tristi, dal mio corpo stanco, dalle mie mani che invano cercano la tua pelle bianca. Il dolore mi strazia le viscere e il petto, inutilmente inseguo i ricordi, il tuo odore è ormai svanito dalle lenzuola che mai sfiorasti. Eppure non riesco a rassegnarmi, passano le stagioni e ancora sogno, e ancora ti cerco, e ancora ti inseguo testarda e illusa, ancora mi scaglio contro il muro che hai costruito, ancora mi ferisco e ancora ti amo.
giovedì 2 febbraio 2012
Il profumo dell'illusione
Lei era in piedi accanto alla finestra, lo sguardo perduto a sfiorare l'orizzonte lontano. Era immobile, consapevole della mia presenza, ma al tempo stesso indifferente. Capii che in fondo lei era sempre stata lì. Nel corso degli anni la sua assente presenza era rimasta sospesa come un'ombra di polvere, una leggera increspatura della superficie dell'aria-come se l'aria avesse una superficie- in attesa del momento in cui si sarebbe materializzata lì, proprio in quel punto, immobile a guardare il cielo che imbruniva color ametista al di là dei vetri. Per un attimo provai l'impulso di avvicinarmi, sfiorarla, ma temevo che la sua essenza fosse ancora troppo evanescente per tollerare il mio tocco. Un leggero profumo di illusione pervase la stanza.
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