Barcollo su tacchi a spillo fra i marciapiedi di una nuova città, in perenne fuga da me stessa e da una vita di sogni e sbagli ed inciampo in un biglietto abbandonato da un amante sbadato, ma prima di toccare il suolo tu mi afferri e mi rialzi, io ti sorrido con labbra di rossetto e le tue mani ancora mi trattengono, i tuoi occhi mi scrutano attenti, io ti scrollo via con un gesto stizzito, domandandoti importuna perché non mi lasciasti precipitare, rimpiangendo il momento in cui le mie ginocchia, il mio volto, la mia pelle avrebbero toccato terra, sfregiandosi sul selciato, ed il dolore sarebbe finalmente scaturito fisico, mentre ora rimane intrappolato in un urlo inesploso che lacera la mente, fasullo equilibrio che tutti scambiano per felicità.
3 commenti:
Lo so, sono strano, ma mi piacciono i tuoi finali!
Non mi dici chi sei?
Mi chiamo Dario
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