Confessare? A chi, poi? Magari ad un prete, già, i cattolici lo facevano. Ma lui, lui avrebbe potuto anche se...? O sarebbe stato meglio rivolgersi ad un medico? Anche i dottori hanno il segreto professionale. Il giuramento di Ippocrate. Ma forse non contemplava i reati, o comunque quello che lui aveva commesso. Era una malattia, la sua? Non ne era così convinto. Vagò per un po' davanti ad una chiesa che, a dire il vero, aveva tutta l'aria di essere abbandonata. Si guardò intorno. Una lucertola era ferma ad osservarlo. Avrebbe potuto raccontarlo a lei. Non gli parve una buona idea. Avrebbe però potuto raccontarlo a se stesso. Sedette all'ombra di un cipresso, e incominciò. Mentre la storia si svolgeva fra le sue labbra, percepì la sua colpa crescere, dilatarsi, assumere una nuova forma e gonfiare, gonfiare, gonfiare fino ad esplodere, e d'improvviso fu di nuovo libero.
lunedì 27 febbraio 2006
sabato 25 febbraio 2006
Possesso

Benedici

martedì 21 febbraio 2006
Corro

giovedì 16 febbraio 2006
La seconda notte

Il villaggio se ne stava lì, abbarbicato sulle rocce in mezzo al nulla. Il sole stava scendendo lento verso ovest, dopo averci cotto i pensieri e la pelle. Avevamo sete, la bocca impastata dalla polvere del deserto, gli occhi stanchi della luce e della vita. Lui mi indicò la casa. Là avremmo consumato la prima notte. Lui era nervoso, non riusciva a credere che avessi acconsentito a quel rito così oscuro ai miei usi. Temeva, a ragion veduta, di non essere il primo. Mi avevano fatta vestire interamente di nero, una vedova della libertà perduta.Un po' mi veniva da sorridere, non fosse stato per la sete, oh, la sete terribile.
La casa era addobbata a festa. Le donne ci accolsero tra strani suoni. Io desideravo solo bere, lavarmi e dormire. Dopo ore interminabili ci accompagnarono in camera, ci facero svestire e coricare l'uno accanto all'altro, e rimasero lì, a guardarci, in attesa di che, non so. Mi voltai verso il muro e mi addormentai in una manciata scarsa di secondi.
La tragedia che scatenai con il mio comportamento fu terrificante. Temetti addirittura che lo cacciassero di casa, poiché non si era rivelato abbastanza uomo da far valere i suoi diritti. Cercai di ammansirli accollandomi ogni colpa. Eravamo molto stanchi, il viaggio ci aveva stremati. Poi, sopraffatta dalle urla, uscii di casa. Nella stalla un asino ragliava. Entrai piano per osservarlo. Qualcuno scivolò alle mie spalle. Mi sentii afferrare e mi girai. Lui mi guardava triste. "Non abbiamo avuto la nostra prima notte", mi sussurrò. Cominciai a spogliarlo piano. Cominciai a spogliarmi piano. Lì, davanti allo sguardo distratto dell'asino, avemmo la nostra seconda notte.
mercoledì 15 febbraio 2006
Skype me

Non l'ho mai fatto, finora, ma lancio un appello ai miei quattro lettori.
Qualcuno sa dirmi quale arcano motivo spinge a chattare con uno sconosciuto? Grazie.
martedì 14 febbraio 2006
Egitto

Gente

giovedì 9 febbraio 2006
Piccola ricetta per la felicità

P.S. Ops, anche la cannuccia non è etica, in quanto prodotto in plastica non biodegradabile. Se avete soluzioni alternative, tipo canna di bambù, va bene lo stesso.
mercoledì 8 febbraio 2006
Lo stregone è l'unico che ti può salvare

Efficienza

Non so cosa andò storto. Eravamo esperti, affiatati, pronti ad affrontare ogni rischio. Eppure qualcosa di terribile accadde quella notte. Fu la luna, fu l'aria fresca che spazzava via la polvere dalle nostre menti, non so. Gli ululati lontani degli sciacalli. Non so, non riesco davvero a ricordare, come se le immagini fossero state cancellate dalla mia memoria. L'unica cosa che ricordo fu che quando mi svegliai, la mattina dopo, tu eri scomparso per sempre.
domenica 5 febbraio 2006
Un giorno qualunque
Non ci sono immagini. Non ci sono ricordi. O, almeno, non ci sono ricordi particolari. Era stato un giorno qualunque, un giorno come tanti altri, nella lunga strada della mia vita. E per questo motivo, per la sua assoluta ordinarietà, non riuscivo a spiegarmi quella costante sensazione di sottile disperazione che lo aveva accompagnato. Non esisteva alcuna ragione. Non apparentemente. Riflettei ancora un po'. Forse ero io. Forse ero io ad essere nata e vissuta in un costante, indefinibile, stato di disperazione. Era perlomeno avvilente, come spiegazione, ma non del tutto inopportuna. La mia mente, però, non riusciva, non poteva accettarlo. Che senso avrebbe avuto la mia stessa esistenza senza nemmeno una scintilla di speranza? Poi pensai che forse non dovevo cercare un senso, forse semplicemente esistevo in quanto costantemente, sottilmente, irrimediabilmente disperata. Avessi ancora avuto sedici anni, avrei potuto sopportarlo.
mercoledì 1 febbraio 2006
Desiderio

A dire il vero la mia sola esigenza sarebbe stata una bottiglia di acqua fresca, magari gasata, ma tu ti eri avvicinato gentile e mi avevi mostrato una meravigliosa collana di pietre turchesi come il cielo ed io non ero riuscita a resistere. Avevo allungato timida la mano a sfiorarla e tu mi avevi afferrata, quasi brutalmente. Era strano, neanche ti conoscevo, ma una scarica elettrica aveva percorso il mio corpo non appena la tua pelle aveva toccato la mia, e mi sembrava che tutto il mondo fosse sospeso tra te e me. Sentivo il desiderio di te crescere incontenibile , e non riuscivo a capacitarmene. Tremavo. Indicai la collana nella tua mano. "Qual è il prezzo?". Sorridesti. "Mio o della collana?". Ti guardai per un lungo istante. "Della collana". Ti fermasti un attimo a riflettere. "Passa la notte con me". Mi voltai a guardare verso il deserto. Il sole stava tramontando. Impaurita scossi la testa. Non credo fosse un prezzo equo. La collana era davvero molto bella.
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