martedì 29 ottobre 2013

La panchina sul quai

Il movimento lento del suo piede che fa oscillare a tempo una scarpina delicatamente sfilata e trattenuta solo dalle sue dita mi ipnotizza fino a fermare i miei passi, e rimango lì, ebetemente assorto mentre lei, il volto verso il sole e gli occhi chiusi, canticchia sottovoce una strana litania. Il sole scalda la sua pelle nuda, la gonna è risalita alta lasciando intravedere-no, percepire, il punto sacro dove finisce il lecito per iniziare il peccato, l'aria è satura degli ultimi profumi dell'autunno e lei canticchia ignara del mio sguardo, le sue labbra rosee si schiudono e sorridono, la scarpina oscilla pericolosamente sulla punta delle dita dei suoi piedi e poi un piccolo tonfo sordo, ad interrompere quell'estasi momentanea. Lei apre gli occhi, e senza guardarmi cerca con il piede la perduta calzatura, poi gira appena il volto, verso di me e sorride. "Finalmente sei qui".