lunedì 30 novembre 2009

Spazio senza nome

Poi tu mi guardi in silenzio mentre mi allontano nella notte, un impulso irrazionale a seguirmi, ma ti trattieni e rimani fermo, pentendoti di cose non dette, di gesti lasciati a metà. Per un attimo ti illudi che i miei passi si siano fermati, ma no, il ticchettare dei tacchi sull'asfalto si allontana, diventa impercettibile. Svanisco. Lo spazio intorno a te ora è vuoto, la tensione che irrigidiva il tuo corpo, anch'essa svanisce ed una calma profonda ti avvolge. Diventi d'improvviso cosciente del vento freddo che sferza il tuo volto, le mani chiuse in pugni si aprono ora, un leggero stimolo ti trafigge la vescica, ed inondi quello spazio ormai vuoto di urina.


martedì 24 novembre 2009

Del sole che illumina le foglie d'autunno e d'altri moti dell'anima

Per un attimo temesti di non farcela, la presa era salda ma faticavi a stringere le dita e lei si dibatteva graffiandoti il dorso delle mani, il suo rantolo ti innervosiva e ti domandavi quanto avrebbe impiegato a morire, eri seccato durante quei lunghi minuti (quanti? per quanto tempo dovevi continuare a stringere e a guardare quel volto supplice e disperato?) e così pensasti di lasciar perdere, ed allontanasti le mani dal suo collo, chiazze bluastre si intravedevano nella luce fioca che un lampione riverberava da chissà dove, e lei tossì roca con conati che le squassavano il petto, poi alzò lo sguardo a sfidarti e con un filo di voce sussurrò: ancora.

lunedì 23 novembre 2009

Larmes un dimanche à l'église des Minimes, écoutant Bach


Osservai lacrime silenziose rigarle il volto. Intanto una musica divina accarezzava la mia anima. Lei stringeva nervosa fra le mani un paio di guanti neri. Osservai quelle lacrime indecenti bagnarle il volto, senza alcun pudore. Lei non le asciugava, le lasciava scorrere sciogliendole un poco il trucco. Alcune chiazze rosse le colorivano le gote, pallide altrimenti. Per un attimo pensai di porgerle il mio fazzoletto, già sapendo che avrebbe rifiutato. Tossii appena, allora, per richiamare la sua attenzione (perché si accorgesse di me?), ma lei non si mosse, rimase immobile e piangente a fissare ostinatamente un punto oltre l'orchestra che continuava a suonare la musica degli dei.

giovedì 19 novembre 2009

Gêne


Sentii affluire violento il sangue al volto, ed arrossii imbarazzata. Le parole morirono in gola e la mente si confuse. Per un lungo istante rimasi ferma, incapace di muovermi, annientata da quel tocco divino che aveva svelato tutta la mia infima esistenza. Non vi era soluzione, non vi era altra soluzione. Afferrai un candelabro, La cera calda colò sulle mie mani, ustionandomi appena. Afferrai il candelabro e lo colpii con forza. Le candele si spensero, lasciandomi nell'oscurità. Avevo ucciso Dio.

lunedì 16 novembre 2009

L'esprit

Camminavamo lentamente, ora che la sera aveva avvolto d'ombra le strade vuote. Tu mi sbirciavi sospettoso. D'un tratto mi afferrasti il braccio, costringendomi a voltarmi verso di te. Un crampo sensuale e violento mi percorse il ventre. Cercai di sciogliermi dalla tua stretta (no, non stringevi più il mio braccio, in effetti altri lacci ora mi cingevano), ma sapevo che la vertigine di quel tocco ormai mi aveva ghermita, irrimediabilmente. Tentennai un poco, giocai a farmi rincorrere, ma il desiderio, quell'ingannatore dei sensi e dello spirito, era troppo intenso per celarlo, per fingere. E tu lo afferrasti con la tua mano per imbrattare la mia faccia.

venerdì 13 novembre 2009

La statua di sale

Ascolto il rumore secco, ritmico, dei suoi tacchi sul selciato. Rimbombano fra le case affacciate su un vicolo buio, fra i tetti uno squarcio luminoso di cielo e vento. Mi affaccio e la scorgo, mentre passa imperiosa nella via. Ma è un momento, un attimo appena di titubanza. I suoi passi rallentano, e lei guarda in alto, verso di me. Un sorriso, un cenno con la mano, timido, di saluto. Poi riprende il cammino, ed io urlo "aspetta, ti prego" e la vedo fermarsi, ed ora è lì, in attesa di me.

martedì 10 novembre 2009

Il colore delle foglie di ciliegio d'autunno

Il suono costante del feroce allarme la infastidisce, facendole dolere le orecchie, mentre le fiamme già lambiscono il soffitto. Lei osserva tranquilla quelle lingue di fuoco, il fumo le provoca violenti attacchi di tosse ed una strana sonnolenza le intorpidisce gli arti. Il calore nella stanza è quasi insopportabile, grosse gocce di sudore impregnano i vestiti. Passi veloci nel corridoio, la porta si spalanca e qualcuno la afferra trascinandola lontano. Voci concitate, poi il nulla. Il rumore a poco a poco affievolisce, il crepitio si spegne, e lei si addormenta sul pavimento, mentre l'odore acre della plastica bruciata aleggia nell'aria.

mercoledì 4 novembre 2009

Linee

Quando i tuoi spigoli cozzarono contro le mie curve, una piccola scintilla deflagrò infiammando i nostri sensi. Perché l'infinito è circolare, sussurrasti, ed io finsi di capire, mentre stringevi le mie mani e mi tiravi a te. Poi vennero i giorni silenziosi, non dovevo più fingere di capire, l'espressione intelligente non mi si addiceva, mentre quella che sfoggiavo-ebete sdolcinata illusoria- quella sì che rispecchiava la mia natura stupefatta. Oh, no, non fraintendere, nessuna sostanza strana, solo una svogliatezza ad usare il cervello più del necessario, per effettuare quei collegamenti, tracciare quelle linee che tutto collegavano in una infinita -circolare?- comprensione del tutto. E poi che linee ci interessavano, realmente, se non i tuoi aguzzi spigoli che perforavano le mie morbide curve?